
I controlli della polizia dorica sulle strade cittadine
Avrebbero sottratto nel negozio dove lavoravano come commessi caschi, bauletti da moto e altri accessori per motociclisti creando un danno all’azienda di quasi 70mila euro. Il trucchetto sarebbe stato semplice, i pezzi non venivano registrati e sparivano dalla fornitura arrivata. Questo sistema sarebbe andato avanti per un anno da un punto vendita che si trova alla Baraccola, in via Primo Maggio, ed è emerso solo quando una cliente è arrivata per sostituire un casco che aveva acquistato. Non le era stato fatto lo scontrino. La proprietà si è insospettita dell’anomalia e ha fatto un inventario di tutta la merce scoprendo che mancavano molte cose che non erano state vendute e non si trovavano più nemmeno in giacenza.
Indagando tra il personale i sospetti sono caduti sui tre, ormai ex commessi, un 33enne maceratese e un 30enne e una 44enne anconetani. Il terzetto è finito a processo davanti alla giudice Maria Elena Cola per appropriazione indebita. Ci sarebbe una sorta di confessione che i titolari avrebbero registrato, nel pungolare proprio uno dei sospettati, e dove avrebbero ottenuto una parziale ammissione. Ieri è stato aperto il dibattimento in tribunale e la società che fa capo al punto vendita si è costituita parte civile e chiede come risarcimento danni la cifra calcolata per il materiale mancate, circa 66mila euro. Gli imputati respingono le accuse e dimostreranno la propria innocenza nel processo. Sono difesi dagli avvocati Antonella Devoli, Maurizio Ballarini e Roberto Regni. Prossima udienza il 5 marzo.
ma. ver.