I volontari? Tutti sapevano: "I malati le vere vittime"

L’associazione "Tutela Salute Mentale" denuncia: "Avevamo segnalato più volte le irregolarità gestionali. Ma ciò che abbiamo appreso è più grave".

I volontari? Tutti sapevano: "I malati le vere vittime"

I volontari? Tutti sapevano: "I malati le vere vittime"

"Nessuno ora cada dal pero, sarebbe insopportabile e indecoroso. Le ‘anomalie’ di quell’appartamento di via del Verziere erano note da tempo a tutte le parli in causa: amministratori, sanitari, forze dell’ordine e magistratura".

Così l’associazione "Tutela Salute Mentale per la Vallesina" interviene sulla vicenda "per esprimere innanzitutto piena solidarietà alle vittime degli abusi che stanno emergendo".

"Come associazione ‘Tutela Salute Mentale per la Vallesina’ – aggiungono – avevamo segnalato più volte agli Enti e alle autorità competenti irregolarità di tipo gestionale accertate anche dal Nas chiamato in causa dalla nostra associazione. Ciò che abbiamo appreso dai giornali riporta una situazione ancor più grave rispetto a quella che avevamo denunciato.

Il "volontario" colto a cucinare in brache calate è purtroppo l’orrenda punta dell’iceberg. Che poi i volontari cucinano? Ma certo. Chi non gradirebbe a casa propria un aiuto simile? Peccato che qui si stia parlando di una struttura realizzata originariamente dall’associazione di volontariato gestita dai due arrestati e alimentata da invii di pazienti da parte del servizio di salute mentale in base ad una ‘convenzione’ tra loro. Da sempre la malattia mentale – evidenziano - è la ‘Cenerentola’ del servizio sanitario pubblico: pazienti e famiglie vivono nell’isolamento il doppio dramma della malattia e I’umiliazione del ricatto fatto di silenzio.

Precipitare nel buco nero del disagio psichico è facilissimo, uscirne è impresa titanica. I matti, chiamiamoli pure così, ma con affetto - è quanto di più di difficile ci sia da gestire, a meno che non li si imbottisca di psicofarmaci e via. Se poi chi ne dovrebbe aver cura li rinchiude in ‘appartamenti in condivisione’ gestiti, udite udite, da badanti, ‘volontari’ e da altri soggetti che si girano dall’altra parte, beh, allora siamo alla follia. Non quella dei matti, bensì quella criminogena dei presunti sani". Poi l’appello: "Non chiamiamo i soggetti coinvolti ‘volontari’ perché i volontari veri sono ben altre persone. Attendiamo fiduciosi – concludono dall’associazione – che la magistratura voglia questa volta approfondire tutti i risvolti della vicenda sin dall’iniziale avvio della struttura sulla quale la nostra associazione aveva acceso un faro da subito nel lontano 2018 con l’invio di lettere, esposti e segnalazioni che non hanno avuto il dovuto, meritato riscontro".