MARINA VERDENELLI
Cronaca

Il Comune dovrà sposarli. Lui italiano, lei siriana: non serve il nullaosta

Il collegio della volontaria giurisdizione impone la pubblicazione delle nozze anche in assenza dell’atto del governo di Damasco. "E’ la nostra vittoria".

Il Comune di Ancona dovrà ora procedere alla pubblicazione delle nozze dopo la causa intentata dalla coppia italo-siriana. L’ente sosteneva che era necessario il nullaosta del governo siriano e per questo motivo si era rifiutato di procedere alla pubblicazione delle nozze tra due persone di di diversa. religione

Il Comune di Ancona dovrà ora procedere alla pubblicazione delle nozze dopo la causa intentata dalla coppia italo-siriana. L’ente sosteneva che era necessario il nullaosta del governo siriano e per questo motivo si era rifiutato di procedere alla pubblicazione delle nozze tra due persone di di diversa. religione

Hanno vinto loro, il Comune dovrà procedere alla pubblicazione delle nozze e potranno poi sposarsi. Il procedimento davanti alla volontaria giurisdizione, un’azione civile dove si chiama in causa un giudice terzo, ha stabilito che "è illegittimo il rifiuto dell’ufficiale di stato civile" e ha ordinato la formalità richiesta. Il caso è quello che aveva anticipato il Carlino a marzo scorso, una coppia prossima alle nozze. Lei musulmana, della Siria, lui cattolico, anconetano. Avevano fissato la data del matrimonio a settembre prossimo, da celebrare in chiesa (matrimonio misto), ad Ancona, ma quando avevano fatto richiesta al Comune di provvedere alle pubblicazioni delle nozze, l’ente si era rifiutato. Per gli uffici comunali mancava un visto del ministero dell’Interno in Siria, uno stato che approva solo le nozze tra correligionari, della stessa religione in sostanza.

E’ iniziato un tira e molla fatto di documenti presentati, carte, richieste, chiarimenti e spiegazioni bonarie che non hanno portato a nulla. La mancata pubblicazione delle nozze ha portato la coppia a fare "causa" al Comune di Ancona, attraverso l’avvocato Mario Antonio Fusario. Il Comune ha poi dato mandato al proprio ufficio legale di seguire il procedimento. L’udienza è stata fatta a metà aprile scorso, davanti ad collegio civile, e martedì è arrivata l’ordinanza che obbliga ora l’ente a fare le pubblicazioni richieste dalla coppia. Il collegio ha chiarito che le autorità governative siriane non rilasciano, per motivi religiosi, il nullaosta che il Comune di Ancona si ostinava a volere perché non condivide le nozze tra persone di religione diversa. Questo è in contrasto con gli articoli 8 (la libertà religiosa) e 29 (su matrimonio e diritti di famiglia) della Costituzione. "Per la normativa italiana – spiega l’avvocato Fusario – non sussistono impedimenti. E’ quello che abbiamo sostenuto sempre noi". Per le pubblicazioni vale la legge italiana. La coppia, lui un imprenditore di 50 anni che viaggia speso all’estero per lavoro, lei di qualche anno più giovane, impegnata nel settore della cultura e spesso fuori per impegni lavorativi, è fidanzata da 3 anni. Quando i futuri sposi sono andati in Comune, nove mesi fa, per fare le pubblicazioni, obbligatorie in Italia prima di sposarsi, l’ufficio dello Stato Civile ha chiesto loro un documento che doveva rilasciare il consolato siriano a Vienna. La coppia ha seguito la procedura, munendosi del documento dell’ambasciata che però non era completo per il Comune: mancava il visto che solo il ministero dell’Interno siriano poteva fare. Niente visto niente pubblicazioni. "Bastava il nullaosta dell’ambasciata – commenta l’imprenditore, raggiunto al telefono dal Carlino – che garantiva che la mia fidanzata non era già spostata, non era minorenne e non aveva infermità mentale. Avevamo ragione noi e ci hanno fatto perdere solo tempo e denaro. Quando ho portato la documentazione mi hanno chiesto l’autorizzazione del ministero dell’Interno siriano, sulle leggi e i riti religiosi, sapevo già che era anticostituzionale, ho provato a spiegarglielo in tutte le lingue e in tutte le salse ma avevano bisogno di sentirselo dire da un burocrate. Quel documento che volevano non lo avremmo mai avuto perché è vietato da loro. La cosa più grave è che se perdeva il lavoro la mia fidanzata doveva tornare in Siria. Non volendo l’hanno esposta anche a un pericolo".