"Il mio gelato da Agugliano fino al mondo"

Paolo Brunelli si racconta: ho iniziato a 12 anni, ma volevo fare il musicista. "Il premio più bello? Vedere la gente che viene in negozio"

"Il mio gelato da Agugliano fino al mondo"

"Il mio gelato da Agugliano fino al mondo"

Paolo Brunelli è uno dei gelatai più noti in Italia e non solo, infatti lo abbiamo intervistato prima di una tournée promozionale che lo porterà in Cina.

Brunelli, come è nata la sua passione per il gelato?

"Vengo da un piccolo paese, Agugliano, lì c’era e c’è tuttora la locanda di famiglia nata nel 1934 grazie alla mia bisnonna. Sono cresciuto nell’ambiente del cibo e dell’accoglienza. Ho iniziato a 12 anni a fare il gelato, quasi per dispetto, e per trovare una nicchia tutta mia, visto che mia madre era molto brava a cucinare. Per anni ho tentato di fare il musicista, avevo uno studio di registrazione. Ma poi ho mollato tutto e mi sono buttato completamente sulla gelateria".

Quali scuole ha frequentato per imparare questo lavoro?

"Nessuna, perché ho fatto Ragioneria. Volevo fare l’Alberghiero a Senigallia, ma da Agugliano era un po’ complicato all’epoca. E poi scuole specifiche per la gelateria non esistevano ancora, c’era il maestro di bottega e c’erano gli sbagli! I libri sull’argomento erano pochissimi, perché la scienza della gelateria è abbastanza recente". Qual è il gusto di cui va più fiero?

"Di sicuro la Crema Brunelli, perché è diventata popolarissima. Arrivano clienti di qualsiasi età, dai grandi ai piccoli, che chiedono la Crema Brunelli. È davvero una grande soddisfazione".

Quando ha iniziato a vincere premi?

"Tutto è cominciato con il passaparola, poi i primi riconoscimenti nel 2007, quando qualcuno si è accorto di Brunelli che faceva qualcosa di diverso. Ma il premio più bello è vedere la gente che viene, quando c’è la fila fuori dal negozio. E non è una questione di soldi".

Ha mai pensato di abbandonare tutto?

"Sempre, anche adesso. Come l’apertura a Senigallia, dieci anni fa, in fondo è stato un modo per scappare dall’ambiente familiare e creare un nuovo inizio. Del resto, una delle cose belle che possiamo fare di noi stessi è metterci continuamente in discussione. Qualche volta ho pensato: basta, pianto tutto e mi metto a fare l’agricoltore o il vignaiolo!"

Oggi, invece, come si sente a essere un gelataio stellato noto anche all’estero?

"È una bella soddisfazione. La parola gelato, ormai, è diventata internazionale, oltre che sinonimo di Italia nel mondo. E poi mi piace fare formazione e insegnare il mestiere a ragazzi più giovani. Noto sempre di più che le persone da me non vogliono tanto la tecnica, ma l’esperienza. Sapori e profumi, che non si dimenticano, ma restano lì nella memoria di ciascuno. E tutto questo mi rende felice".

Matilda Rossetti,

Davide Terzetti,

Irene Tarsi, III D