REDAZIONE ANCONA

Il nostro cronista in Ucraina "Io tra missili e cecchini russi Ancora morte e distruzione: qui la gente è carne da macello"

Pierfrancesco Curzi per la settima volta nel Paese martoriato dalla guerra: ecco il suo racconto "Sono a Kramatorsk, martedì l’ennesimo attacco ha colpito un bar-ristorante: dieci morti tra cui bimbi".

Il nostro cronista in Ucraina "Io tra missili e cecchini russi Ancora morte e distruzione: qui la gente è carne da macello"

di Pierfrancesco Curzi

Martedì, verso l’ora di cena, un missile Iskander lanciato dal territorio russo ha colpito un bar-ristorante frequentato anche da tanti giornalisti stranieri a Kramatorsk. L’ordigno, potentissimo, ha ucciso – secondo l’aggiornamento di ieri pomeriggio – 10 persone tra cui 3 bambini e fatto decine e decine di feriti. Tra martedì sera e ieri ho seguito sul posto le operazioni di soccorso, simili in tutto e per tutto a un post terremoto, quando i soccorritori scavano a mani nude tra le macerie per portare in salvo i civili intrappolati. L’onda d’urto provocata dall’esplosione, un boato terrificante che si è sentito in tutta la provincia, ha mandato in frantumi i vetri delle finestre di palazzi anche a diversi isolati di distanza. Tra cui quelli di una palazzina in stile sovietico di quattro piani dove a luglio e novembre dello scorso anno avevo trovato alloggio. Un anno fa l’esercito russo era molto più vicino, soprattutto dalla direzione di Lyman e Kreminna, Kramatorsk era deserta e militarizzata. Non c’erano ristoranti e negozi aperti, compreso quello bersagliato l’altra sera, solo qualche piccolo magazin (piccole botteghe di quartiere) senza insegne. Ora le cose erano cambiate, tanto che una buona fetta di abitanti era tornata nelle loro case e la vita stava riprendendo. Preparando il viaggio attuale avevo fatto affidamento su quell’appartamento nel centro della città, piccolo ma logisticamente comodo. Poco prima di partire la proprietaria, scappata a Leopoli, mi aveva detto che purtroppo la casa non era disponibile. Alla fine ho trovato una soluzione altrettanto buona a Slovjansk, distante 15 chilometri. Quando martedì sera, dopo l’ennesimo boato a distanza, è arrivata la notizia del missile atterrato sul caffè ristorante a Kramatorsk un brivido mi è corso lungo la schiena. Non sono mai entrato in quel locale. Lo conoscevo, ci andavano i colleghi internazionali, ma di solito preferivo altro. Ma è chiaro che dentro quel caffè o in qualsiasi altro locale della città e del Paese nessuno può sentirsi al sicuro.

La strategia terroristica russa – perchè di questo si tratta – è subdola. Ogni giorno prende di mira un obiettivo, spesso a caso, altre volte puntando a fare male deliberatamente, e colpisce. Martedì a giocare alla roulette russa, è proprio il caso di dirlo, sono state le ultime dieci vittime civili del conflitto. Stavolta è andata male a dei poveri innocenti, domani a chissà toccherà. Oltre al dolore per le vittime coperte da un lenzuolo bianco e infilate dentro un furgone per il trasporto alla morgue di uno degli ospedali militari, c’è quello di chi ha perso la casa, il negozio, il futuro, la speranza.

A ognuna delle mie sette missioni in Ucraina la domanda che mi pongono più di frequente le persone è la stessa: "Sei protetto là?". Per accedere alle ‘zone rosse’ – che qui chiamano gialle – ed essere accompagnati dai militari il più vicino possibile agli scontri sul campo, le autorità impongono una dotazione di sicurezza: giubbotto antiproiettile, elmetto e adesso anche un kit di pronto soccorso. Roba fondamentale se un cecchino ti mette nel suo mirino, del tutto inutile se dalla postazione russa arrivano colpi di artiglieria pesante.

Ieri pomeriggio sono venuto via da Kramatorsk lasciando i parenti dei dispersi in terribile attesa quanto meno del recupero dei corpi e i vigili del fuoco, sì, sempre loro, sfiniti dopo l’immane sforzo compiuto tra le macerie.

La città del Donbass è la roccaforte ucraina che dal giorno dell’invasione nel febbraio 2022 il Cremlino ha voluto conquistare, fermandosi, gioco forza, a Bakhmut a sud-est e a Lysychansk, nord-est. Non potendola raggiungere con le truppe la Russia ha messo Kramatorsk, come tantissime altre città ucraine, come carne da macello. L’8 aprile 2022 un missile simile a quello caduto l’altra sera, ha colpito il piazzale della stazione di Kramatorsk facendo oltre 50 vittime, compresi diversi bambini. Si trattava di gente in fuga verso ovest nella prima fase della guerra.

Dopo quasi 500 giorni dal conflitto Kramatorsk è tornata al centro delle mire terroristiche russe che hanno provocato migliaia di vittime tra i civili. Stiamo parlando dell’altra faccia della guerra, quella che tocca da vicino i civili e, come loro, gli operatori internazionali, tra cui noi giornalisti in arrivo da tutto il mondo per seguire il conflitto.