
di Silvia Santarelli
Nell’incendio che ha divorato lo Shalimar Club, sono andati a fuoco i ricordi di tre generazioni. La discoteca nasce come ‘Covo Nord Est’ alla fine degli anni ’60 da un’idea di Antonio Carraro che gemella il locale di Senigallia con l’omonimo di Santa Margherita Ligure. Il locale diventa subito uno dei punti di riferimento della ‘Senigallia da Bere’ insieme a ‘Villa Sorriso’ e la ‘Rotonda a Mare’.
Innovativo, singolare e raffinato negli anni ’70 è per anni il fiore all’occhiello della Rivera Adriatica e conquista anche vip come Raffaella Carrà che nel 1978 varca la porta del locale di via Berardinelli. Nel 1984 da ‘Covo Nord Est’ passa a ‘Shalimarclub’ e diventa unico come ‘Shalimar’, il profumo orientale della storia creato da Guerlain nel 1925. Un anno dopo, nel 1985 viene inaugurata la versione estiva, ‘Le Jardin de Shalimar’. Un pianoforte a bordo di una piccola pista da ballo con a fianco una baby piscina. Ma anche due bar e la possibilità di percorrere l’intero perimetro esterno del locale, dove a fare da cornice erano piante esotiche e secolari che si alternavano per gran parte della passeggiata. Discoteca, piano bar, ma anche live e concerti passando per il ristorante, una visione lungimirante quella di Jaqueline Donna che per anni ha gestito il locale, imprimendo la sua femminilità nel nome, nel colore rosa del logo e di parte dei suoi arredi , rendendolo unico in tutti i suoi aspetti. E fu ancora una volta un successo. Tre generazioni hanno ballato, si sono divertite, innamorate e giurate amore eterno in quella che per anni è stata tra le location per matrimoni più ambite. Un successo che si stoppò di colpo con l’inizio del nuovo secolo, quando, come gran parte dei locali della riviera non riuscì a tenere il colpo dalla crisi e si è avviò lentamente verso il declino. Nessuno è riuscito a rilanciare il locale, complici i valzer dei gestori e la crisi che ha portato a tanti fallimenti. Dal 3 aprile del 2001, il marchio Shalimar non esiste più e per tre generazioni si è trasformato in un contenitore di ricordi fino a ieri, quando investito dalle fiamme è stato portato via insieme alla nube di fumo visibile da ogni quartiere della città. Un grido di dolore nel cuore del popolo della notte che, minuto dopo minuto, in quella nube di fumo ha guardato sparire gli anni più belli.
Il tempio di via Berardinelli era finito all’asta per la prima volta il 13 novembre 2013, partendo da una base di 5milioni 958mila 600 euro e tre mesi dopo, alla stessa cifra. Il 4 giugno 2014 il locale fu battuto di nuovo all’asta ad un prezzo di 4 milioni 468 mila 950 euro. Un’altra l’11 marzo 2015 ad un prezzo di 3 milioni 351 mila 713 euro e quindici giorni dopo, con un prezzo ribassato a 2 milioni 513 mila 785 euro. Il 7 giugno 2017 ancora un’asta e ancora deserta come tutte le altre nonostante il prezzo di 1 milione 885 mila 339 euro. L’ex locale non è attraente agli acquirenti a causa dell’impossibilità ad effettuare un cambio di destinazione d’uso. Negli anni, altre aste, altri ribassi consistenti: l’ultimo bando è già in programma per il 22 marzo, quando il locale sarà battuto all’asta al prezzo di 1 milione 60.502,79 euro. In questi ultimi anni, lo Shalimar è stato anche oggetto d’intrusioni da parte di ignoti che hanno filmato lo stato in cui si trovava la struttura, con all’interno tutti i suoi arredi originali, alimentando la malinconia nei cuori dei tanti nostalgici di quei favolosi anni ’90. Negli ultimi mesi si era parlato di un interessamento da parte di alcuni imprenditori locali per la struttura e la sua eventuale trasformazione a turistico recettiva, utilizzando un escamotage che, fino a prima dell’incendio aveva solleticato l’interesse anche di alcuni investitori stranieri.