"In fuga dalle bombe con mio figlio malato Ora una nuova speranza grazie al Salesi"

Il piccolo Sasha è seguito dal reparto di oncoematologia pediatrica, la mamma: "Ora quell’incubo sembra davvero lontano"

Migration

di Pierfrancesco Curzi

Sasha ama la pizza e la pasta, va pazzo per il gelato, ma soprattutto apprende in fretta la lingua italiana e fa progressi sotto il profilo clinico. E pensare che a fine febbraio nella sua città natale, Kiev, gli era stata diagnosticata una patologia oncologica, grave al punto da costringerlo al ricovero. Il 2 marzo scorso, nella prima settimana dell’aggressione russa all’Ucraina, Sasha, diminutivo di Oleksandr, ha compiuto 10 anni e ha trascorso il compleanno nei sotterranei di un ospedale della capitale. Con lui, sempre al suo fianco, la giovane mamma, Viktoriya Bodnar, che vista la delicata situazione ha deciso di portarlo via dalle bombe che nel frattempo cadevano anche su Kiev per mettersi in salvo e al tempo stesso garantire cure adeguate al suo bambino: "Ho saputo, grazie a un’amica che vive a Pesaro – racconta Viktoriya Bodnar – che lì vicino c’era un ospedale materno, il Salesi di Ancona, e così siamo partiti. La prima settimana a Kiev è stata drammatica, dovevo fare qualcosa e dopo tre giorni di viaggio in macchina attraverso la Romania, Budapest e l’Austria siamo arrivati nelle Marche".

Da due mesi a questa parte Sasha è seguito dal personale del reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale Salesi diretto dalla dottoressa Paola Coccia. Dopo l’iniziale ricovero, il bambino sta seguendo delle cure periodiche e si reca in ospedale alcuni giorni alla settimana per le terapie: "All’inizio facevo avanti e indietro da Pesaro per accompagnare mio figlio, poi è arrivata la manna dal cielo grazie alla sistemazione nella casa alloggio di via Podgora gestito dalla Fondazione e dalle Patronesse del Salesi. Non so davvero come avrei fatto senza questa soluzione e senza persone straordinarie – spiega Viktoriya Bodnar – Non finirò mai di ringraziare tutte loro, dai medici e personale sanitario in ospedale alle volontarie che mi hanno aiutato per la casa. Credo che Sasha debba restare ad Ancona in cura per diverso tempo e l’aiuto sarà costante fino ad allora. I medici sono fiduciosi, mio figlio risponde bene alle cure, sarà un percorso lungo ma siamo ottimisti. Se mi guardo indietro a due mesi e mezzo fa, all’invasione russa del mio Paese, alla paura di morire sotto le bombe, adesso qui sembra un incubo ormai lontano. Viviamo a due passi dal mare che Sasha ama così tanto. Speriamo di poterci andare il più possibile adesso, certo compatibilmente con le cure a cui lui è sottoposto".

La Bodnar aveva una vita ben definita a Kiev. Analista finanziaria, a 30 anni ha già perseguito due lauree in finanza e legge e adesso sta cercando di tornare al suo lavoro in remoto dall’Italia. Lo stesso sta facendo suo figlio: "Sasha è un ragazzino straordinario – racconta una dei sanitari del reparto di oncoematologia del Salesi – In poco tempo ha socializzato con tutti gli altri piccoli pazienti e la sua insegnante di italiano che fa lezione qui in ospedale dice che è molto bravo e apprende in fretta. È davvero un bravo ragazzino a cui tutti vogliono un gran bene".