L’Ancopesca cadde sotto i colpi del fuoco

Nel luglio del 2003 un incendio devastò lo stabilimento in cui si produceva pesce surgelato: tutto partì dalla flangia di una friggitrice

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di Andrea Massaro

L’incendio all’ex Tubimar fa inevitabilmente tornare la memoria al 2003. Era un caldo pomeriggio quell’8 luglio. Molta gente in spiaggia, città semideserta. Ad un tratto qualcuno notò una colonna di fumo denso alzarsi dal porto, lato nord, zona Zipa. Era l’Ancopesca, azienda leader nella lavorazione del pesce surgelato che produceva anche per le più grandi industrie. Venne disintegrata da un rogo devastante. Una fabbrica del valore di 25 milioni di euro che operava dal 1978, dando lavoro a 140 persone.

Le fiamme e le colonne di fumo oscurarono il cielo di Ancona, visibili persino da Macerata. Per tre ore la città tremò: c’era infatti il serio rischio di un’enorme dispersione in aria di ammoniaca. Per l’esattezza mille tonnellate, stoccate all’interno di due grossi serbatoi che solo grazie al tempestivo intervento dei soccorritori e del sistema di sicurezza, non furono intaccate dal fuoco.

Sarebbe stata una catastrofe ambientale. Il rogo si sviluppò su una superficie di 36 mila metri quadri. Anche quel giorno non ci furono feriti né intossicati. L’incendio divampò a causa di un guasto ad un tubo della caldaia di una friggitrice. L’olio bollente schizzò a circa 300 gradi, incendiandosi e aggredendo pannelli, pareti e celle frigorifere. Il rogo rischiò seriamente di coinvolgere due vasche piene di ammoniaca che serve per raffreddare le celle frigorifere. La sostanza irritante non si è incendiata: la forte pressione ha fatto scattare le valvole che hanno consentito all’ammoniaca di diluirsi in vasche contenenti 1500 litri d’acqua. Le forniture di gas-metano sono state subito interrotte. Fu diramato un allarme alla popolazione residente in un raggio di 1500 metri: allontanarsi e chiudere porte e finestre. Interrotte per trenta minuti la circolazione ferroviaria e portuale. Chiusa al traffico la Flaminia in direzione di Ancona. Sospesa l’attività dell’aeroporto Raffaello Sanzio: tutti i mezzi di soccorso vennero infatti convogliati all’Ancoopesca per l’emergenza. Alle 18.30 le fiamme furono spente e la Prefettura diramò il cessato allarme. L’azienda della famiglia Virgili venne posta sotto sequestro dal sostituto procuratore Irene Bilotta (caso vuole lo stesso pm che oggi si occuperà della nuova inchiesta ex Tubimar). I 150 operai dell’Ancoopesca verranno messi in cassintegrazione. "In tre ore dichiarò sconsolato il proprietario Massimo Virgili — sono andati in fumo 25 anni di sacrifici. Ma ricostruirò subito". Non fu così.