La carne sintetica è davvero il futuro?

La carne sintetica, prodotta in laboratorio, potrebbe ridurre sofferenza animale e impatto ambientale, ma suscita preoccupazioni sulla salute e sul settore tradizionale dell'allevamento. Italia e UE in disaccordo sulla sua commercializzazione. Opinioni contrastanti sulla sua sicurezza e utilità.

La carne sintetica o coltivata è un nuovo tipo di carne che viene prodotto in laboratorio attraverso processi chimici. Il progetto di questa carne, che non deriva dagli animali, è sostenuto da molti animalisti, che la preferiscono perché ritengono che consentirà di ridurre il numero di allevamenti intensivi e quindi la sofferenza da essi causata agli animali. Oltretutto il cibo sintetico costerebbe sicuramente meno di quello normale, dato che, per produrlo, non serve la quantità d’acqua e il nutrimento di cui ha bisogno l’animale e avrebbe quindi un minore impatto ambientale. La carne sintetica, meno costosa, aiuterebbe a sfamare molte popolazioni poco sviluppate e sarebbe ideale anche per i Paesi che non hanno grandi campi agricoli o allevamenti; essa sarebbe particolarmente utile, considerato che la popolazione mondiale sta crescendo sempre di più. La carne sintetica, però, ha anche un lato negativo: infatti, essendo un prodotto nuovo, non sono noti i suoi effetti a lungo termine sul corpo umano. Inoltre, la sua introduzione su ampia scala andrebbe a condizionare le attività tradizionali di allevamento del bestiame. Per questi motivi l’Italia ha emanato una legge che vieta il commercio della carne coltivata, ma l’Unione europea l’ha bloccata. Pertanto, la produzione di carne di allevamenti italiani è a rischio. Sono contrario alla carne sintetica, perché penso che essendo prodotta in laboratorio, non sia sicura per la salute e ritengo ci siano molti alimenti alternativi per soddisfare il crescente fabbisogno di cibo. Marco Zannini, 3A