Le indagini della Finanza. Abbonamenti pay tv fuorilegge, c’è la condanna per il venditore

Tramite un canale Instagram accedevano ai programmi a pagamento aggirando la piattaforma. In questo modo pagavano cifre irrisorie rispetto ai pacchetti veri. Nei guai anche un cliente.

Le indagini della Finanza. Abbonamenti pay tv fuorilegge, c’è la condanna per il venditore

Le indagini della Finanza. Abbonamenti pay tv fuorilegge, c’è la condanna per il venditore

Tramite un canale Instagram accedevano ai programmi della televisione a pagamento aggirando però il vero abbonamento per il quale avrebbero dovuto pagare fino a 40 euro al mese. Spendendo 12 euro mensili, con un enorme risparmio che ha creato un danno alle piattaforme, riuscivano a vedere film, sport, partite di calcio, documentari, cartoni animali e tutto quanto le grandi piattaforme televisive, da Rai a Mediaset, immettevano nei propri circuiti. Un reato di frode informatica con violazione del diritto di autore e anche ricettazione. In due sono finiti a processo davanti al giudice Pietro Renna che ieri ha riconosciuto le responsabilità solo ai danni di un imputato, un 43enne residente ad Ancona, il venditore di pacchetti. E’ stato condannato a sette mesi più 2mila euro di multa per i soli reati di ricettazione e violazione del diritto d’autore. Per la frode informatica il giudice lo ha assolto per mancanza di querela di parte.

A scoprire gli abbonamenti tarocchi, a maggio del 2019, era stata la guardia di finanza di Roma, il nucleo speciale beni e servizi che si occupa di contraffazione e sicurezza dei prodotti. In questo caso il prodotto venduto, violando la legge, era sicuro ma l’accesso con cui veniva garantito era illegale. I baschi verdi, indagando nella rete e nel deep web erano risaliti a decine e decine di utenti che acquistavano mensilmente gli abbonamenti attraverso il canale Instagram creando un danno alle società titolari dei marchi della televisione a pagamento. Due degli indagati del giro, la finanza ne aveva individuati circa una trentina, risiedevano nelle Marche, e per loro ha proceduto la Procura di Ancona. Oltre al 43enne condannato, originario di Porto Sant’Elpidio, c’era anche uno svizzero di 56 anni, residente in provincia di Ancona; acquirente del primo. Quest’ultimo ha chiesto e ottenuto la messa alla prova (che gli eviterà il processo) e dovrà affrontare la prossima udienza, per vedere se il percorso è andato a buon fine, il prossimo 28 giugno. Il 43enne era difeso dall’avvocato Franco Argentati. Nel procedimento si è costituita parte civile Tim Vision, con l’avvocato Riccardo Leonardi. E’ una delle piattaforme a pagamento danneggiate e per il risarcimento il giudice ha rimandato la decisione in sede civile.

Mediante un sistema informatico telematico il 43enne avrebbe acquistato, stando alle accuse, alterato ed immesso su rete telematica, sotto forma di flussi streaming, contenuti multimediali tutelati dal diritto di autore, palinsesti destinati al circuito televisivo ad accesso condizionato, privati del sistemi di protezione. A chi pagava somme mensili irrisorie veniva data una password per accedere e vedersi tutto quello che voleva.