Le primarie del Pd "Schlein è la novità Se sistemerà le strade il centrosinistra reggerà"

L’ex presidente della Regione Vito D’Ambrosio dopo le consultazioni "Ho risposto con una battuta, Ancona è sempre stata aventiniana. Mi auguro che il capoluogo non risenta della valanga di destra".

di Giacomo Giampieri

Una lunga carriera professionale, da magistrato, e soprattutto politica nell’ala sinistra dell’emiciclo marchigiano. Chi meglio di Vito D’Ambrosio, ex presidente della Regione in carica dal 1995 al 2005, per commentare l’esito del voto delle Primarie del Partito Democratico che hanno incoronato Elly Schlein alla guida della segreteria nazionale e Chantal Bomprezzi per le Marche?

D’Ambrosio, come ha interpretato quei segnali?

"Sono facilmente interpretabili. Una grossa parte degli elettori non erano iscritti e hanno chiesto al Pd di invertire la rotta. Se fosse stato eletto Stefano Bonaccini, che conosco e stimo, il partito sarebbe rimasto all’interno degli stessi binari. Seppure in seconda fila, il governatore dell’Emilia Romagna fa parte da tempo del gruppo dirigente del partito. Schlein, invece, è iscritta "da due giorni" (da poco tempo intende, ndr). C’è stata una richiesta forte dell’elettorato dem in quel milione e 100 di votanti".

Quale?

"Ribaltare il Pd. Schlein è stata votata sull’onda dei voti della Meloni alle Politiche di settembre scorso. Ma non perché sono due donne. Piuttosto perché animano il desiderio di cambiare. Schlein non ha mai fatto parte della classe dirigente di un partito che ha perso milioni di elettori senza accorgersene. È stata una punizione per i vertici che non si sono resi conto della deriva. Bisognava fermarsi, discuterne. Non è stato fatto. Il Pd era diventato una riedizione del feudalesimo. Anche a livello locale".

Da qui il voto per Bomprezzi? "Può darsi, considerato il distacco abbastanza ampio con la rivale (Michela Bellomaria, ndr)".

E del Pd marchigiano che idea si è fatto?

"Hanno commesso degli errori. Tanto che alle Regionali del 2020 non ha vinto la destra, ma ha perso la sinistra. Ammesso che si possa parlare di sinistra per il Pd. I più gravi nella sanità, per la quale da presidente mi sono speso molto. Ho assistito alla fine politica ingloriosa dell’ex governatore (Luca Ceriscioli), con cui ho avuto uno scambio acceso di opinioni sull’ospedale Covid a Civitanova: è stato uno spreco di denaro pubblico. Molti dirigenti, allora, mi davano ragione. Ma non hanno avuto il coraggio di dirlo".

È stato lì che ha scelto di impegnarsi per Dipende da Noi?

"In parte sì. È un movimento che cerca di far nascere un’idea nuova della politica e del governo. La apprezzo".

E sul centrodestra?

"Per quel che ho visto, in ambito sanitario stanno facendo una catastrofe e sarà sempre peggio quando verranno portate all’incasso le cambiali firmate in campagna elettorale. Su tutte quella per la riapertura degli ospedali di comunità. La sanità pesa l’80 per cento del bilancio regionale: se non si riesce a farlo, sarà un disastro".

L’uscente sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli è il nome giusto per il centrosinistra per tornare a guidare la Regione nel 2025?

"Non voglio rispondere".

Provo con questa, allora. Visto il voto delle Primarie, visto il vento nazionale: Ancona a maggio può passare al centrodestra o il centrosinistra riuscirà a tenere?

"Rispondo con una battuta: se negli ultimi mesi si sistemassero le strade colabrodo, forse si riuscirebbe a reggere. Per il resto, no comment. Ancona ha sempre avuto una posizione "aventiniana", quasi isolata. Il tutto si è innestato in una durissima - anche se morbida all’apparenza - contrapposizione con Pesaro. Sono distante dalle dinamiche locali, ma faccio questa riflessione. Il mio animo è dare voce a chi non ne ha: è la mia stella polare e continua ad esserlo, come dovrebbe esserlo per la sinistra. Non so se questo tipo di esigenza sia stata soddisfatta dalle esperienze di governo della città. Mi auguro, certo, non continui la valanga di destra".