PIERFRANCESCO CURZI
Cronaca

L’istituto non deve morire "E’ come chiedere la carità"

Carla Marcellini, docente e vicepresidente: "Noi non ci guadagniamo niente. Speriamo di risolvere o chiuderemo e la responsabilità sarà della Regione".

L’istituto non deve morire "E’ come chiedere la carità"

di Pierfrancesco Curzi

"È disgustoso, dover chiedere quasi la carità per avere una misera somma, come se noi ci traessimo dei vantaggi. Noi non approfittiamo dei soldi pubblici, cerchiamo solo di mantenere in vita uno scrigno di cultura e di storia. Presidente e vicepresidenti non percepiscono neppure un euro, ma ci sono dei costi vivi da affrontare".

Carla Marcellini, docente e vicepresidente dell’Istituto di Storia delle Marche, è visibilmente contrariata da quanto sta accadendo. L’ex istituto di storia dei movimenti di liberazione rischia di scomparire se nella prossima variazione di bilancio la giunta regionale non troverà almeno 50mila euro per coprire il buco economico dello scorso anno e di quello in corso. Martedì prossimo dovrebbe arrivare l’ufficialità sulla scelta fatta da Palazzo Raffaello: "Speriamo di risolvere questo problema, altrimenti l’istituto chiuderà immediatamente i battenti, lasciandone la responsabilità in toto alla Regione stessa. L’ISM è stato istituito e tutelato per legge dal 1970 e la legge parla chiaro _ spiega la Marcellini _, senza quel contributo pubblico a rendicontazione annuale non si può programmare le attività e andare avanti insomma. Vorrei far capire alla giunta in carica che noi facciamo cultura, ricerca, ci occupiamo di storia a 360° come patrimonio inalienabile dell’umanità, non può diventare una querelle politica. L’istituto pubblica libri e chi non capisce tutto questo ha una visione miope, perché non c’è una cultura di sinistra o di destra, esiste un unico patrimonio democratico. Noi sono due anni che non percepiamo più il contributo, l’anno scorso abbiamo tirato avanti con le poche risorse rimaste, stavolta si chiude. I 50mila euro servono per coprire il buco dei due anni, non per altro". Risolto eventualmente il problema finanziario, magari soltanto rimandato di qualche anno, resta l’altro, enorme nodo che limita l’attività dell’ISM, ossia la sede. Ieri abbiamo visitato quella di rappresentanza all’interno di Palazzo Camerata, sede dell’assessorato comunale alla cultura. Una serie di stanze belle, ampie, ma non in grado di poter contenere i 40mila volumi storici e tutto il resto del materiale: "Tra questi ambienti e i sotterranei riusciamo a stivare meno di un decimo della dotazione dell’’archivio _ aggiunge la vicepresidente dell’Istituto di Storia delle Marche _. il resto è diviso tra due depositi, a Falconara e Camerata Picena, ovviamente solo per lo stoccaggio, ma senza poter garantire la fruibilità degli accessi e delle consultazioni agli esterni. Questa è stata la prima botta a cavallo tra il Covid. La vecchia giunta regionale aveva deciso di inserire la nostra associazione, assieme ad altre legate alla cultura, nella vecchia sede del Pci di via Cialdini. I lavori sono partiti, poi hanno iniziato a rallentare e oggi procedono davvero piano. Pure lì non c’è un orizzonte chiaro. Sta di fatto che noi dal 2017 siamo in queste condizioni. Non ce la facciamo più".