REDAZIONE ANCONA

Lo sguardo al futuro "Così lo scalo dorico può ancora crescere E’ un hub strategico"

Intervista al responsabile dei trasporti marittimi del Srm, Panaro: "Ha ben tenuto lo choc economico di questi ultimi anni ed è vitale. Tutto dipenderà dal sistema produttivo del suo entroterra".

Lo sguardo al futuro "Così lo scalo dorico può ancora crescere E’ un hub strategico"

di Pierfrancesco Curzi

Alessandro Panaro, Responsabile Trasporti Marittimi di Srm (Centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo): gli ultimi dati del porto di Ancona dimostrano un’uscita definitiva dal buco nero della pandemia e un ritorno ai numeri pre-Covid?

"Ci sono gli effetti dell’invasione russa in Ucraina, due mercati internazionali di grande importanza. La guerra ha causato difficoltà specialmente per le merci alla rinfusa, uno dei traffici dello scalo dorico, ma il porto ha ben retto all’urto dello shock economico".

Il peggio è passato?

"Rispetto al 2020 e al 2021 senza dubbio, la ripresa è in atto e si sta tornando alla normalità. Molte industrie sono ripartite e i traffici si stanno rimettendo in piedi anche grazie alle capacità di reazione delle nostre infrastrutture".

Com’è posizionato il principale scalo marchigiano nello scacchiere portuale italiano?

"Ancona è una realtà di medie dimensioni rispetto ad altri scali nazionali, con volumi e dinamiche diverse. Ha dei limiti ma sotto il profilo dei passeggeri e Ro-Ro (trasporto autoveicoli, ndr.) resta comunque un hub di vitale importanza servendo mercati come Croazia, Grecia ed Albania. Lo scalo, inoltre, opera in un mercato importante come quello Adriatico che rappresenta un quarto del movimento merci via mare nazionale".

Vede margini di crescita importanti per Ancona?

"Certo è legittimo essere ambiziosi, in relazione al territorio servito e al fatto che è un porto incastonato nella città, ma sta lavorando al meglio delle sue possibilità con progetti interessanti. Comunque, non può accogliere le grandi portacontainer e non va paragonato ai porti del Nord-Europa, perché ha un pescaggio limitato, ma può lavorare molto su altri settori merceologici". Progetti interessanti, un esempio?

"Recentemente è stato annunciato il progetto Eagle dal presidente della Frittelli Maritime, Alberto Rossi, nella kermesse dello scorso febbraio. L’iniziativa prevede investimenti per circa 36 milioni di euro, e non sono pochi. È molto interessante e punta alla bonifica di un’area portuale composta da tre banchine del porto (zona ex Bunge, ndr)".

C’è poi tutto il capitolo legato al Pnrr...

"Esatto, una partita da 175 milioni di euro che aiuterà lo scalo anconetano a crescere sotto il profilo della sostenibilità. Il progetto Green Port è vitale e punta a migliorare l’efficienza energetica a partire dalla lotta alla CO2. È in corso un cambio di paradigma che oltre a trasformare il porto in un hub energetico crea sviluppo e occupazione".

Ancona ha ulteriori margini di crescita sotto il profilo portuale?

"Tutto dipenderà dal sistema produttivo del suo entroterra. La messa in rete con interporto e aeroporto per favorire la grande distribuzione. Un altro fattore di attrazione di traffici potrebbe essere la creazione di aree da rendere Zone Logistiche Semplificate oppure individuando all’interno del porto delle Zone Franche Doganali".

Fa bene Ancona a diversificare la sua offerta di traffici?

"Prima del Covid si sosteneva che ogni scalo dovesse avere una sua vocazione, ma lo shock mondiale provocato dalla pandemia ha fatto ricredere i più scettici. Il modello multipurpose ha una migliore resilienza alle oscillazioni di mercato delle merci". Come risolvere la dicotomia porto-città?

"Un porto come prima cosa deve fare il suo lavoro: garantire occupazione ed essere al servizio del territorio quindi il rapporto con la città va visto in relazione a questo".