Ma i geologi non hanno dubbi "Le trivellazioni non c’entrano"

Così il presidente Farabollini: "Il terremoto più forte dal 1930"

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"Il terremoto è stato di meccanismo compressivo, cioè legato alle strutture di compressione off shore. Evento simile a un altro terremoto avvenuto nel 1930 a Senigallia, seppure l’epicentro di quello di ieri sia localizzato più lontano rispetto alla costa. Dal raffronto delle testimonianze non sono emersi danni a persone, nonostante le numerose chiamate (oltre mille) al 112, arrivate soprattutto dalla provincia di Ancona e Pesaro e Urbino". Lo scrive la Regione Marche, in relazione alla violenta scia sismica registrata davanti alla costa pesarese, dopo la prima riunione tecnico-operativa del Cor (Centro operativo regionale) per fare il punto della situazione a seguito dell’evento sismico che ha colpito le Marche, nella Sala operativa unificata della Protezione civile regionale.

"Il terremoto avvenuto in mare a poco più di 30 chilometri da Fano e Pesaro è uno dei più forti avvenuti in quest’area dal Novecento. Ma è anche un evento che possiamo considerare normale per la nostra regione: la fascia costiera e marina è infatti una delle tre zone sismo-tettoniche delle Marche". Così il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche Piero Farabollini, secondo cui "ipotesi che il sisma sia stato causato dalle trivellazioni in mare alla ricerca di gas e idrocarburi è da escludere". "Queste faglie – spiega Farabollini – possono produrre terremoti di magnitudo massima stimata di 6 a differenza delle faglie appenniniche dove si possono produrre sismi fino a magnitudo 7. Questi fatti ci dicono, quindi, che considerata la zona in cui si è prodotto, è stato un terremoto molto forte. Per fare alcuni confronti, era dal 1930 che non si produceva un sisma così forte al largo della costa settentrionale marchigiana: l’evento al largo di Senigallia, il 30 ottobre 1930, raggiunse magnitudo 5.8, la stessa del terremoto al largo di Rimini nel 1916".

Intervista nel QN