Mangialardi, lo scivolone accelera l’uscita

I consiglieri del Pd difendono il loro capogruppo dopo il post contro Salvini e Le Pen, ma è pronto il cambio con Manuela Bora

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Uno "scivolone", come lo hanno definito anche i suoi compagni di partito, che potrebbe costare la poltrona da capogruppo a Maurizio Mangialardi dopo il post o "storia" che ha pubblicato immortalando Salvini e la Le Pen a testa in giù dopo la vittoria di Macron in Francia.

Ma lui non ci sta e ieri, in Consiglio regionale, è andato dritto per la sua strada: "Chiedere scusa a Salvini? No, io non ho fatto assolutamente nulla. Se è lui che l’ha interpretata male, e se c’è qualcuno che deve chiedere scusa, forse è lui. Dirò di più: ieri mattina (lunedì, ndr) quando ho visto quello che stava accadendo per quella storia, ho chiamato il capogruppo della Lega qui nelle Marche per spiegargli come stavano i fatti. Ho chiesto anche il numero di Salvini per spiegarglielo, quando ho capito che stavano dando quell’interpretazione. C’era una volontà vera di strumentalizzare quella storia. E a causa di questo ho ricevuto e sto ricevendo commenti assurdi anche in privato".

Il gruppo Pd in Consiglio regionale è intervenuto in difesa di Mangialardi. Il collega dem Romano Carancini si è rivolto al presidente del Consiglio regionale sostenendo che "questo è un atto inammissibile" riferendosi alla mozione presenata dal centrodestra, e aggiungendo che "Mangialardi in questi 18 mesi ha tenuto sempre una condotta di correttezza istituzionale mentre i consiglieri di maggioranza, appena accade un fatto ambiguo come avvoltoi attaccano". L’altro dem Andrea Biancani ritiene che la mozione sia "una speculazione politica che viene portata in Aula in maniera illegittima e creando un precedente gravissimo", mentre Micaela Vitri (Pd) ha criticato la maggioranza che si sofferma "su un post che non era riferito a piazzale Loreto e invece non finanzia la legge sui Parchi della memoria". Infine Fabrizio Cesetti ha chiesto alla maggioranza di ritirare l’atto "Mangialardi ha fatto uno ‘scivolone’ nel metodo, ma non nel merito perché non c’è odio nel suo post e il significato che voleva dare lo ha chiarito questa mattina (ieri, ndr), in ogni caso non si possono censurare le opinioni di un consigliere".

Insomma i dem fanno quadrato mettendo da parte, almeno per un momento, le divisioni interne. Spaccatura che, però, molto probabilmente deciderà le sorti dello stesso Mangialardi.

"Non ci facciamo dettare la linea o le dicisioni dalla Lega e dal centrodestra – spiega il commissario del Pd regionale, l’onorevole Alberto Losacco –. I consiglieri hanno preso le difese del capogruppo e questo è importante. Detto questo il partito è alle prese con un congresso regionale da portare a compimento e, in quest’ottica, ci sono degli accordi dei quali si discute già da settimane prima che accadesse questa vicenda".

Losacco fa riferimento a quel passaggio di testimone come capogruppo tra le due anime del partito. In sostanza Mangialardi lascerebbe l’incarico in favore dell’altra corrente presente in Aula. In pole position dovrebbe esserci la consigliere ed ex assessore Manuele Bora. In pratica il cambio ci sarà ma non per il post contestato quanto per esigenze interne al partito.

Alfredo Quarta