Coronavirus, Massimo Clementi. "Boom di contagi, ecco gli errori"

L’analisi dell’esperto sul ritorno dell’emergenza: "Si dice che siamo stati bravi nell’arginare il virus, ma si poteva fare meglio per non essere impreparati"

Il professor Massimo Clementi

Il professor Massimo Clementi

Ancona, 23 ottobre 2020 - «Si dice che il nostro Paese sia stato molto bravo nell’arginare questo virus. Secondo me molte cose le avrebbe potute fare molto meglio. E si è perso molto tempo che sarebbe stato importante per non farci trovare impreparati". Il virologo Massimo Clementi non ha dubbi sul fatto che poco la lezione della scorsa primavera ci abbia insegnato, meno almeno di quanto avrebbe dovuto. E non esita a criticare come poco utili gli ultimi provvedimenti presi. Professor Massimo Clementi, a quanto pare la prevista ondata di ottobre non ci trova così preparati. All’appello solo nelle Marche mancano oltre 100mila dosi di vaccino antinfluenzale che si era detto decisivo per combattere il virus e prevenire i ricoveri in Terapia Intensiva... "Sì, una questione che si sarebbe potuta gestire meglio nei mesi scorsi e non è certo l’unica. Abbiamo perso diversi mesi di tempo su più fronti. Il comitato tecnico scientifico che affianca il governo per certi versi ha operato bene per altri male". In cosa si è perso tempo secondo lei? "Ad esempio sulla medicina del territorio che andava potenziata. Non soltanto in termini di numero di medici di base ma anche come coordinamento e informazione agli stessi medici, come definizione della catena di comando. In questa fase ci sono tanti pazienti a casa più che negli ospedali: è stato fatto un protocollo terapeutico per i medici di medicina generale? No, di ufficiali non ce ne sono. Non parliamo dei protocolli diagnostici: vediamo tutti le file di macchine che attendono ore anche con i bambini in auto in attesa del tampone. Mi sembra davvero poco razionale. Poi c’è tutta la questione dell’attesa dei tamponi e delle relative quarantene, con tempi a volte molto lunghi che impediscono l’isolamento tempestivo dei focolai. Se si fosse posta attenzione a queste cose al di là del fatto che bisogna comunque controllare, allora saremmo stati realmente bravi". Quindi non siamo stati virtuosi... "Secondo me in molte cose si sarebbe potuto operare meglio. Sono state riaperte le discoteche questa estate, così come i confini nazionali. E poi c’è il capitolo case di riposo e Rsa: ora ci accorgiamo che gli anziani si reinfettano, ma i protocolli di sicurezza delle Rsa qualcuno li ha visti? È stato emanato un qualche documento che elenca i pazienti più a rischio e cioè over 65, cardiopatici, obesi i quali debbono tenere un certo comportamento? No. Se abbiamo informazioni su questo lo dobbiamo alla stampa che sta facendo un buon lavoro. Ci si muove sull’onda dell’ultimo esperto e in tv ho visto e sentito diversi catastrofisti e persino facce contente perché vedono salire i casi di infetti. Questo mi fa ribollire il sangue". E le scuole secondo lei dovrebbero restare aperte? "Certo, è importantissimo che lo siano. Ma anche lì si è sbagliato. Si sono aperte le scuole dove vengono messi in atto protocolli di contenimento dei contagi, senza però risolvere il nodo trasporti. Si è studiato l’80 per cento della capienza su un bus che non assicura il distanziamento, quando abbiamo 20mila autobus turistici fermi in Italia perché nessuno prenota viaggi in questo periodo". Però abbiamo visto anche scene di ragazzi che nel divertirsi dimenticano mascherina e regole di distanziamento.. "Indubbiamente ci saranno stati questi fenomeni, ma la movida in realtà è piuttosto uno scaricabarile su una categoria che va bene sbaglierà in certi comportamenti, ma non può essere responsabile di tutto. Non possiamo scaricare sui giovani le responsabilità delle condizioni in cui ci troviamo oggi. C’è stata una mancanza di attenzione a diversi aspetti".