MARINA VERDENELLI
Cronaca

Moglie e figlia sottomesse: condannato a 4 anni

La consorte veniva picchiata, la giovane non poteva indossare pantaloni corti in casa: nei guai un marocchino, "marito e padre padrone"

di Marina Verdenelli

Picchiare la moglie sarebbe stato normale per lui, operaio, padre e marito padrone che avrebbe preteso ubbidienza e sottomissione perché in casa doveva comandare l’uomo. La figlia non sarebbe stata libera di uscire con gli amici e nemmeno di girare in casa indossando pantaloncini corti. La moglie avrebbe dovuto fare da serva a tutta la sua parentela. "Altrimenti ti ammazzo, oppure ti strangolo" le avrebbe detto più volte al culmine di litigi che avrebbero avuto una cadenza quasi giornaliera quando lei provava a ribellarsi. Ieri è arrivato il conto con la giustizia per l’uomo, 58 anni, marocchino. Il collegio penale presieduto dalla giudice Edi Ragaglia lo ha condannato a quattro anni di reclusione e ad un risarcimento danni di 8mila euro. Era accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. La moglie, 43 anni, sua connazionale, dopo essere andata avanti per vent’anni in un matrimonio combinato dalle rispettive famiglie come vuole l’usanza musulmana, era riuscita a denunciarlo dopo l’ennesima violenza subita. Era il 14 gennaio del 2021 e nella abitazione di Castelfidardo, dove il nucleo familiare viveva, era scoppiata di nuovo una lite. Il marito era rientrato a casa scoprendo che lei aveva prelevato dei soldi dal bancomat per pagare le bollette di casa. La reazione violenta dell’uomo era stata raccontata dalla figlia della coppia, poco più che maggiorenne, in aula, durante il processo, in una udienza di marzo scorso. Chiamata come teste dell’accusa aveva raccontato davanti al collegio penale i particolari dell’ultima aggressione. "Voleva i soldi prelevati – aveva detto la figlia – perché lei non li doveva toccare. Mamma li aveva presi per pagare le bollette. Io li ho sentiti urlare poi lui l’ha picchiata, l’ha buttata sul letto, le ha morso un piede e le ha storto un dito, io ho cercato di farlo allontanare e ho chiesto aiuto a mio fratello". In casa erano arrivati poi anche i carabinieri e la Croce Verde che trasportarono la 43enne in ospedale. I medici le diedero 15 giorni di prognosi. Dopo l’episodio ci fu la denuncia nella quale la presunta vittima aveva raccontato quanto patito negli anni anni di matrimonio. In una occasione l’uomo l’avrebbe picchiata anche con una zappa, riempiendola di lividi. Anche la figlia avrebbe subito le botte del padre. "Un giorno mi ha storto un polso – aveva detto la ragazzina in aula – perché indossavo in casa un paio di pantaloncini corti". L’imputato era difeso dall’avvocato Maria Cristina Ascenzo. La moglie era parte civile con l’avvocato Gianluca Gobbi.