Non passiamo alla pandemia da cancro

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Rossana

Berardi *

Gli oncologi lo dicono da tempo: non passiamo dalla pandemia da Covid alla pandemia da cancro. Purtroppo il Covid ha reso evidenti le criticità del sistema: nei primi 17 mesi della pandemia sono stati effettuati oltre 4.480.000 inviti e 2.790.000 test di screening in meno e questo si è inevitabilmente ripercosso sui pazienti oncologici. Oggi assistiamo, infatti, a diagnosi spesso più tardive. Bisogna implementare le attività di prevenzione sia primaria, per ridurre i fattori di rischio, che secondaria, gli screening. E poi costruire l’oncologia del territorio. Guardando il Pnrr il timore è che tutte le energie siano concentrate nel costruire, nel cementificare piuttosto che nel realizzare percorsi. L’oncologia territoriale deve essere collegata alla struttura ospedaliera per non correre il rischio di avere cure di serie A e di serie B e offrire al paziente una presa in carico efficace. È necessario applicare il Piano Oncologico Nazionale di cui si sta discutendo proprio in questi giorni, implementando le reti oncologiche per integrare i servizi ospedalieri e quelli territoriali. Inoltre è fondamentale riconoscere i diritti di chi è guarito. Con l’Associazione Italiana di Oncologia Medica stiamo promuovendo la campagna del ‘Diritto all’oblio oncologico’, ossia riconoscere la guarigione anche dal punto di vista sociale, economico e professionale, come già altri Paesi europei fanno. Le persone che guariscono dal cancro non dovrebbero essere condannate a fare i conti a vita con la malattia e altri ostacoli. Cosa dire della burocrazia che oggi grava per ben il 50% delle nostre attività? Figure specifiche devono essere individuate affinché medico e infermiere possano essere tali al 100%. Non è possibile prevedere se la pandemia riprenderà con più vigore in autunno, ma in tal caso confidiamo che vengano individuate tempestivamente indicazioni uniformi e omogenee sul panorama nazionale per gestire al meglio le varie fasi, condividendole con gli oncologi che pur non essendosi mai fermati, si sono sentiti "soli" e non coinvolti nei tavoli decisionali per la gestione della pandemia. Ancora oggi c’è disomogeneità sui monitoraggi (es. tamponi) dei pazienti oncologici e questo non aiuta.

* Direttrice Clinica

Oncologica Torrette