
Orrore all’ex Extasy, è tutto fermo "Voglio riaprire, ma il Comune tace"
di Marina Verdenelli
Deve pagare l’Imu per tutti gli anni di chiusura, provvedere ad eliminare le discariche di rifiuti che ignoti cittadini continuano a gettare nella sua area, subire continui furti per il materiale che è rimasto all’interno ma quando si tratta di chiedere un parere al Comune per riqualificare l’immobile ponendo così fine a tutte queste incombenze l’ente nemmeno gli risponde. Aspetta da più di un anno, Roberto Busco, proprietario del mega capannone di via Scataglini, alla Baraccola, quello che più di dieci anni fa ospitava il glorioso centro sportivo Extasy e fiorenti attività commerciali poi messe nelle condizioni di chiudere perché per il Comune non avrebbero avuto i permessi per aprire. Mancavano i requisiti per l’ente pubblico ma questa battaglia Busco l’ha vinta con una sentenza del Consiglio di Stato, che risale al 2021, e di cui all’epoca si è datata notizia, a cui era ricorso perché il Comune aveva impugnato il maxi risarcimento che deve all’imprenditore per tutti gli anni che hanno fatto stare la sua struttura chiusa.
Cosa è cambiato da allora? "A mio favore nulla – spiega Busco – attendo ancora i 18 milioni di euro di risarcimento che il Comune mi deve. Ovviamente ho fatto un nuovo ricorso, speriamo non si pronuncino quando sarò morto". L’imprenditore ha 74 anni e un progetto nel cassetto che non può portare a termine perché tra lui e il Comune sembra presentarsi sempre un ostacolo. "Con il mio ingegnere, Paolo Belvederesi – continua Busco – ho presentato, inviando diverse mail, la richiesta di un incontro con l’ente perché vorrei rimettere mano al capannone per far riaprire delle attività visto che vengo contattato continuamente da aziende che vorrebbero aprire una finestra su Ancona. Purtroppo in passato ho dovuto sempre dire di no a grandi catene che poi hanno aperto vicino. Non capisco perché ad altri la strada è tutta spianata e io ogni volta devo incontrare ostacoli".
Con il Comune i rapporti sono fermi ad un incontro che l’imprenditore ha avuto con la sindaca Valeria Mancinelli a settembre, dopo che il Comune doveva pagare il maxi risarcimento. L’ente sembrava intenzionato ad avallare progetti futuri per il capannone e dare così la possibilità a Busco di ristrutturare la struttura, toglierla dal degrado in cui si trova e chiudere una piaga commerciale che va avanti da oltre un decennio. L’ordinanza di chiusura risale infatti al 2012. "Adesso sono spariti tutti di nuovo – incalza l’imprenditore – Una volta c’era il limite dei 60 giorni per rispondere, non vale più?". Le mail sono state inviate uffici comunali preposti, inerenti l’urbanistica e l’edilizia, quelli degli architetti Claudio Centanni e Alberto Procaccini. L’ultima è di ottobre scorso e Busco chiede la conferma dei parametri di progettazione per l’aera Extasy. "Io posso riaprire tutto ma non vorrei che se ci rimetto le mani e spendo soldi – continua Busco – poi salta fuori che c’è qualcosa che non va bene. Il Comune quando vuole mi trova, mi chiede l’Imu arretrata, di provvedere a rimuovere i rifiuti che qualcuno lascia nella mia area ma quando lo cerco io non si fa trovare nessuno. Non cerco lo scontro con le autorità, a me interessa solo riaprire". L’idea è di suddividere il capannone in tre distinte unità, non torneranno palestre, ma ci sarà un parcheggio coperto al servizio delle attività commerciali, e restituire un’area pulita non come appare oggi. "Ho recintato con la rete di ferro per evitare intrusioni – conclude Busco – e i ladri hanno rubato anche quella".