"Per il lavoro metto la firma. Salari bassi, giovani in fuga"

Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche sui quesiti referendari "Paese, politica e imprenditori devono tornare a interessarsi di occupazione".

"Per il lavoro metto la firma. Salari bassi, giovani in fuga"

"Per il lavoro metto la firma. Salari bassi, giovani in fuga"

"Per il lavoro ci metto la firma" è lo slogan che la Cgil ha scelto per lanciare la campagna referendaria contro la precarietà del lavoro. La raccolta di firme è iniziata il 25 aprile e si concluderà a fine luglio. I banchetti, nella regione, sono distribuiti ovunque, nei principali comuni delle cinque province. "Se il Paese, la politica, gli imprenditori non si occuperanno di lavoro e soprattutto di creare lavoro sicuro e stabile, presto il lavoro si occuperà del Paese – sottolinea Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche – Questo è un monito e una convinzione che abbiamo maturato guardando i dati sulla precarietà del lavoro, che negli ultimi dieci anni da eccezione è divenuta regola". Per questo, continua, "abbiamo deciso di lanciare con coraggio questa grande campagna referendaria su temi che toccano la vita di milioni di famiglie, padri, madri, figli, nipoti, amici".

Infatti, chi non è stato toccato in questi anni dal problema del lavoro? Rilancia Santarelli: "Bassi salari e diritti negati sono la principale causa di fuga dei nostri giovani dalle Marche e dall’Italia verso altri Paesi. Calo demografico, emigrazione, insicurezza sul lavoro, sono i problemi maggiori della nostra società che minano le fondamenta delle nostre comunità".

I quesiti sono 4. Il primo punta a abrogare le norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamento illegittimo, dopo le modifiche intervenute con il Jobs act del 2015 per tutti i dipendenti di aziende sopra i 15 dipendenti assunti dopo la data del 7 marzo 2015. In questi ultimi anni, infatti, "c’è stato un evidente indebolimento dei diritti dei lavoratori in caso di licenziamento e i dati in maniera incontrovertibile lo dimostrano. Basti pensare che, nelle Marche, i licenziamenti di natura disciplinare erano 1.504 nel 2014 e sono gradualmente cresciuti negli anni successivi fino a arrivare a quota 7.029 nel 2023".

Il secondo quesito intende intervenire a tutela dei dipendenti di aziende con meno di 16 dipendenti eliminando il tetto massimo di sei mensilità di’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo e dando la possibilità al giudice di riconoscere una tutela adeguata al lavoratore. Il terzo quesito vuole abrogare le norme che ha, di fatto, liberalizzato e quindi moltiplicato il ricorso all’utilizzo del lavoro a tempo determinato.

"Anche in questo caso – fa presente il segretario generale Cgil Marche – i numeri dimostrano come siano moltiplicati i contratti a termine negli ultimi anni: nelle Marche, infatti, quelli attivati in un solo anno erano, nel 2014, 65.160, nel 2023 sono arrivati a quota 85.948. Chiediamo, pertanto, attraverso il ripristino dell’obbligatorietà delle causali, di riformare le norme per impedire un utilizzo indiscriminato e ingiustificato di questi contratti".

Il quarto quesito punta a estendere, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, la responsabilità all’impresa appaltante. "Anche in questo caso – evidenzia Santarelli – abbiamo assistito in questi anni a un’enorme crescita degli infortuni proprio nella catena degli appalti e dei subappalti, come dimostrato anche dalle tragiche vicende degli ultimi mesi. Noi vogliamo che si smetta di usare gli appalti come strumento per abbassare il costo del lavoro a scapito dei lavoratori più deboli e meno garantiti".

E ancora: "Il nostro obiettivo è ambizioso ma ci pare l’unica strada possibile da percorrere visto il disinteresse del Parlamento e dei vari Governi che si sono succeduti in questi anni ad intervenire per ristabilire un lavoro dignitoso, stabile e che garantisca, come recita l’art.36 della Costituzione, una vita libera e dignitosa al lavoratore e alla sua famiglia". Santarelli è convinto: "E’ una battaglia di giustizia ma anche tesa a garantire un futuro a tutto il Paese perché senza lavoro sicuro, garantito e dignitoso è la società nel suo insieme che si sfalda. Per questo, invitiamo tutti a firmare i referendum, nelle nostre sedi, nei tanti banchetti che faremo nelle strade e nelle piazze e on-line attraverso la piattaforma digitale cgil.it/referendum. E’ un appello che rivolgiamo a tutti i cittadini e siamo sicuri che con l’aiuto di tutti e attraverso la partecipazione democratica potremo cambiare le sorti del lavoro e dell’Italia, fondata su di esso".