REDAZIONE ANCONA

"Performance sul senso della perdita"

Ludovico Paladini porta sul palco domani allo Sperimentale una nuova produzione con Marche Teatro: "Lovpoem"

"Performance sul senso della perdita"

Ludovico Paladini

Uno spettacolo che "esplora le complessità del cuore spezzato attraverso una fusione immersiva di movimento del corpo, musica pop romantica e video nostalgici".

E’ ‘Lovpoem’ del coreografo e danzatore Ludovico Paladini, che va in scena domani (ore 20.45, info 071 52525 e vivaticket) al Teatro Sperimentale di Ancona. Si tratta della prima assoluta di una nuova Produzione di Marche Teatro. Tutto nasce da un’idea dello stesso Paladini che cura lo sviluppo creativo, visivo e sonoro (insieme a Guglielmo Diana) e i costumi, con la drammaturgia sonora di Guglielmo Diana e il visual concept di Eleonora Diana.

Paladini, qual è l’idea intorno a cui ruota lo spettacolo?

"Il tema centrale è la perdita amorosa, che però evoca altre perdite, vere e fittizie, viste come se fossero le immagini di un film. C’è il dolore per aver perso una persona che è venuta a mancare, o anche un luogo. Questo determina una spinta verso la nostalgia. C’è quindi un’assenza, e il ricordo che essa evoca".

Perdita e assenza. Parole abitualmente vissute in senso negativo.

"In realtà dietro l’idea della perdita amorosa è presente anche quella della possibilità di andare verso altre direzioni. Nello spettacolo c’è anche ironia. E’ un lavoro fatto di più azioni performative, che vogliono creare un’atmosfera in cui ci si immerge, anche grazie alla musica e a dei video".

E a livello scenografico?

"Gli oggetti quasi ‘parlano’. Sul palco ci sono lampade e lampadine che prendono vita, in un gioco di accensione e spegnimento. C’è anche una sedia a cui è collegato un microfono. Ogni movimento quindi provoca un rumore".

Qual è la ‘colonna sonora’ dello spettacolo?

"La parte musicale è incentrata sul pop romantico e il cantautorato italiani: Battisti, De André, Mia Martini, Gabriella Ferri... Sono canzoni che tutti abbiamo ascoltato, e che ci portano a ricordare un momento buono o cattivo della propria vita. L’idea è dare la sensazione di una ‘folla’ musicale in testa, creando una sorta di rumore bianco".

Lei è marchigiano, vero?

"Sono nato a Roma, ma tra i 4 e i 5 anni mi sono trasferito ad Avacelli di Arcevia".

Vera provincia, da cui però se n’è andato presto...

"Sì, a 19 anni. Avevo cominciato presto con la danza: hip-hop, contemporanea, classica. Mi sono formato in Svizzera, presso La Manufacture di Losanna. Poi, quasi subito, ho iniziato a lavorare con le coreografe Olivia Grandville e Maria La Ribot. Ho esordito nel 2021 al festival ‘Inteatro’, con lo spettacolo ‘Tales of FreeDoom’ e la performance ‘Tredicesima generazione’, in collaborazione con il collettivo Hardchitepture".

Raimondo Montesi