
La fermata del bus in cui in via Flaminia è avvenuta l’aggressione all’autista Conerobus
Ancona, 4 aprile 2019 - La voce si rompe a causa dell’emozione ricordando non tanto l’aggressione subita, quanto la solidarietà ricevuta dai ragazzi dell’istituto ‘Vanvitelli-Stracca’ di Montedago. L’autista della Conerobus, involontario protagonista dell’episodio di ieri mattina a Collemarino, racconta nel dettaglio l’accaduto, partendo da un suo desiderio. «La prima cosa che farò, già dai prossimi giorni, sarà quella di rintracciare in particolare uno dei ragazzi. Dal momento del fatto mi è stato sempre vicino, mi ha sorretto e si è adoperato per attivare i soccorsi. Lo ringrazio per quanto ha fatto, si è dimostrato una grande persona. Credo che un mio collega, intervenuto per capire come fossero andate le cose, dovrebbe aver preso il suo nome».
Quindi la persona che l’ha aggredita non è uno studente, è così?
«No, lo voglio precisare una volta per tutte, così come voglio chiarire che non si trattava di uno straniero, ma di un italiano, con accento meridionale».
Come sono andate realmente le cose?
«Ero appena arrivato al parcheggio scambiatore di Collemarino, tra i passeggeri c’era questo ragazzo, tra i 25 e i 30 anni, non mi ero accorto fosse salito, mescolato agli studenti presi a bordo da Montemarciano. Quando mi sono fermato ha iniziato ad agitarsi, voleva che lo portassi ad Ancona dove, diceva, lo stava aspettando la ragazza».
Ma lei non era diretto in centro...
«No, infatti lui si è arrabbiato, mentre io con calma ho cercato di fargli capire che il mio bus andava diretto alla scuola di Monte Dago, mentre quello del mio collega andava verso il ‘Podesti’ a Passo Varano. Cercavo di spiegargli che di autobus diretti in centro ce n’erano a volontà, uno ne è passato proprio in quei secondi, ma lui è andato su tutte le furie».
Poi cosa è successo?
«Sono sceso dalla vettura per mostrargli il cartello di bus ‘riservato al trasporto scolastico’, speravo di convincerlo e che, alla fine, si tranquillizzasse».
Invece?
«Risalendo a bordo ho sentito una botta alle spalle che quasi mi ha fatto cadere a terra».
Quindi non ha visto come quell’uomo l’abbia colpita?
«Un giovane ha parlato di una testata, ma io non credo, penso piuttosto ad uno spintone, a una manata o una gomitata scomposta, per poi scappare».
E i ragazzi?
«Sono stati impagabili, cercando di consolarmi, ripeto, uno di loro in particolare».
Mai capitato prima un episodio simile nella sua carriera?
«Mai, dopo tanti anni e a cinque mesi dalla pensione. Mi resta la consolazione della solidarietà da parte dei ragazzi».