Picchiata per fare i compiti a casa Dopo tre anni il papà è stato assolto

La difesa ha sostenuto come "nessuno ha visto nulla dopo che la bambina ha descritto un pestaggio che non ha lasciato alcun segno". Il genitore vedeva la piccola il pomeriggio dopo la fine della relazione

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Prima le confidenze della bambina a scuola, fatte ad una psicologa, poi la denuncia della mamma fatta ai carabinieri per segnalare un padre troppo severo, soprattutto per i compiti di scuola, che avrebbero portato l’uomo a picchiare la figlioletta se sbagliava o non capiva l’esercizio da fare. "Sei stupida, hai il cervello di una bambina di due anni, non capisci niente". Così un papà di 51 anni è stato accusato di essersi accanito sulla piccola, fin dall’età di otto anni, prendendola per il collo, tirandole i capelli e arrivando anche a farle un occhio nero con un cazzotto in faccia e a romperle un labbro con uno schiaffo.

Niente di tutto questo sembra essere successo. Martedì infatti il giudice Carlo Cimini ha assolto il genitore, "perché il fatto non sussiste", che per quasi tre anni è stato sotto processo con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. Le motivazioni del proscioglimento con formula piena usciranno tra 90 giorni.

La difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Andrea Dotti, ha puntato molto nella sua arringa, sostenuta davanti al giudice, che non c’erano i segni delle lesioni lamentate sulla bambina.

"Ma alle elementari una bambina che compiti e difficoltà avrebbe mai potuto avere? – ha detto il legale –. Un pugno? Aveva gli occhiali e non ha riportato nessun danno. Si parla di scene da Arancia Meccanica ma nessuno ha visto nulla dopo che la bambina ha descritto un pestaggio che non le ha lasciato nemmeno segni".

La Procura aveva chiesto una condanna ad un anno e otto mesi per il 51enne. Stando alle accuse sostenute in dibattimento le percosse e le umiliazioni sarebbero andate avanti fino all’età di 11 anni quando la bambina, confidandosi con una psicologa a scuola, era riuscita a raccontare quando stava subendo dal genitore.

Le confidenze sono poi diventate una denuncia fatta partire a fine 2018 dalla mamma della minorenne che, avvisata dalla psicologa, si è rivolta ai carabinieri di Castelfidardo, il comune dove sarebbero avvenuti i fatti. Davanti al giudice Cimini sono state sentite la mamma, la nonna e il genitore di una amichetta della presunta vittima che oggi è ormai una adolescente. Dalle loro testimonianze era emerso come la bambina, che frequentava il padre per lo più di pomeriggio, dal lunedì al venerdì perché i genitori dopo una breve relazione sentimentale non stavano più insieme, aveva iniziato a manifestare delle rigidità nei confronti dell’uomo a partire della terza elementare.

Marina Verdenelli