
di Sara Ferreri
C’è una storia di pace custodita negli scrigni della memoria dei meno giovani che ha portato Jesi e le Marche a Capo Nord dove resta un segno tangibile di unione tra i popoli, compreso quello russo. A raccontarla è Gloria Orazi, oggi assistente sociale per una cooperativa e mamma di due bambine. E lei Gloria, raggiunta dal Carlino dopo la proposta arrivata in campagna elettorale dall’ex sindaco Gabriele Fava e da ‘Quelli di piazza delle Monnighette’ di riallacciare i fili di questa storia poco nota, aveva appena 9 anni quando nel 1986 sul banco di scuola, V A della Mazzini di Jesi, è stata scelta per rappresentare l’Europa, realizzando con le sue manine quello che poi è diventato parte di un monumento. "Sono passati 35 anni – ricostruisce Gloria – ricordo il grande entusiasmo di andare in Norvegia e di partecipare ad un progetto che all’epoca non potevo comprendere a fondo e che oggi mi rende orgogliosa. A Capo Nord, dove sono tornata a 18 anni assieme agli altri ‘bambini’ che come me hanno contribuito al monumento, resta un segno tangibile, un segnale di pace e speranza oggi più importante che mai"
Era il 1986 quando due jesini, Massimo Bini e Franco Mancinelli, sono partiti in auto da piazza della Repubblica diretti a Capo Nord, portando con loro oltre 250 lettere di alunni delle scuole elementari jesine destinate ai loro coetanei norvegesi. Contenevano messaggi e disegni di amicizia e di pace. Giunti nella cittadina di Honnisvag, la più a nord della Norvegia, i due intraprendenti jesini hanno consegnato le lettere al sindaco Mathisen affinché le trasmettesse agli alunni delle scuole locali. Così è stato e Bini e Mancinelli hanno riportato a Jesi i numerosi messaggi di risposta dei bambini norvegesi che esprimono forti sentimenti di fratellanza. L’anno dopo un intellettuale norvegese, Simon Flem Devold, ispirato da quello scambio epistolare, ha avanzato il proposito di realizzare a Capo Nord un monumento dedicato alla pace e a tutti i bambini della Terra. L’idea è stata inserita nel programma "Children of Earth" che prevedeva di scegliere 5 bambini, uno per ogni continente, per progettare e realizzare, ciascuno, una parte del monumento. E per rappresentare l’Europa, infatti, la scelta è caduta su Gloria che ricorda con emozione quei momenti :"Ricordo che molto spontaneamente ho disegnato un volto e mi hanno chiesto: ‘Saresti felice di andare in Norvegia?’ Ho detto di sì e ricordo che sono andata con mio padre. C’era anche un bambino russo e ripensarci oggi mi fa capire quanto fosse stata importante quell’intuizione di pace".
Gloria ha preparato con entusiasmo il plastico del suo medaglione (alla fine saranno 7 i grandi medaglioni: cinque dei continenti, uno riassuntivo e uno dei bambini di Honnisvag) e nel 1987 è volata in Norvegia per dare forma e dimensioni reali al suo bozzetto. Il monumento ancora oggi è lì, in cima all’Europa, e su un medaglione sono incisi il nome di Gloria e quello di Jesi. "Ho i video e le foto di quei momenti e ogni tanto è bello risfogliarli e raccontarli, specie alla luce dei tragici fatti di oggi dove c’è un fortissimo bisogno di pace. Con alcuni degli altri bambini siamo rimasti in contatto, con altri purtroppo non più" conclude Gloria Orazi.
Ma non è tutto perché ora sul tavolo c’è la proposta arrivata dall’ex sindaco Fava e dagli allora promotori dell’iniziativa di fare incontrare via web i sindaci delle 6 città mondiali di provenienza di quei bambini di Capo Nord.