Accerchiava le vittime, incontrate per la strada, e insieme a dei complici, tutti minorenni, le derubava. Una volta avrebbe usato perfino un coltello, puntato al petto del malcapitato. In due mesi ha fatto quattro colpi, non tutti andati a buon fine, portando a casa cinque denunce, due per rapina (una aggravata), due per tentato furto e una per lesioni aggravate. Un capobanda di una baby gang, che per mesi ha preoccupato la città per le aggressioni avvenute in serie, tra febbraio e marzo scorsi. Carabinieri e polizia ad aprile erano arrivati ad individuare la banda, composta da sette minorenni e un 19enne, ritenuto il capo. Per questo giovane, uno jesino con origini tunisine, ieri è arrivata la condanna in abbreviato, davanti alla giudice Francesca De Palma. Il 19enne, difeso dall’avvocato Caterina Ficiarà, ha preso tre anni e otto mesi di reclusione.
Nel processo si è costituita parte civile una delle 4 vittime derubate dal 19enne, è un 60enne, rappresentato dall’avvocato Andrea Nocchi. Era stato rapinato alla fermata del bus, il 17 febbraio scorso, in viale del Lavoro. L’imputato gli avrebbe strappato via il portafoglio con dentro 2.200 euro, con un complice rimasto ignoto, buttandolo poi a terra. La seconda rapina è del 28 marzo, si era avvicinato a due passanti, in via Ancona. Uno, di 20 anni, lo aveva spinto contro il muro e gli aveva puntato un coltello al petto portandogli via il cellulare con 20 euro custoditi nella cover.
All’altro aveva messo le mani in tasca del giubbetto per arraffare il portafoglio ma la vittima era riuscita a fuggire. Il giorno dopo, insieme a sette minorenni, avrebbe aggredito due 20enni ai giardini. Una delle vittime era stata presa a calci e pugni, poi aveva sfiorato il lancio di una bottiglia riportando 30 giorni di prognosi. L’altra era stata spinta a terra e schiaffeggiata, 7 giorni di prognosi. Il 19enne avrebbe tentato anche di derubare i due malcapitati.
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