Ricatti economici, l’altra faccia della violenza

Dal controllo sull’indipendenza della donna alla disparità salariale, un fenomeno molto preoccupante

Ricatti economici, l’altra faccia della violenza

Ricatti economici, l’altra faccia della violenza

La Giornata internazionale della donna, erroneamente chiamata anche come "Festa della donna" (poiché si tratta di una riflessione e non di una festività), è una ricorrenza internazionale che si celebra l’8 marzo di ogni anno, per ricordare la lotta per i diritti delle donne e dando importanza a problematiche come l’uguaglianza di genere, i diritti, le discriminazioni e le violenze contro le donne. Parlando della disparità di genere, secondo alcune statistiche, mediamente una donna guadagna il 30% in meno di un uomo. Questo fenomeno è chiamato disparità salariale. La nostra Costituzione però stabilisce che le retribuzioni devono essere uguali: se si fa lo stesso lavoro, bisogna essere pagati allo stesso modo. Un aspetto molto studiato potrebbe essere quello della violenza economica. La ritroviamo tra le forme meno note della violenza di genere. Secondo alcune ricerche, una donna su due (il 49% delle intervistate) afferma di avere subito violenza economica almeno una volta nella vita, ma nonostante questi risultati, solo il 59% degli italiani ritiene il fenomeno preoccupante. Ma cos’è la violenza economica? Stiamo parlando di forme di controllo sull’indipendenza economica della donna, che le limitano di disporre di denaro, fare liberi acquisti e avere un proprio lavoro. Esistono tre tipi di violenza economica. Il controllo economico: l’autore della violenza impedisce alla vittima l’uso delle risorse finanziarie, per esempio negandole l’accesso a un conto corrente, obbligandola a chiedere autorizzazione per le spese. Lo sfruttamento economico: chi compie violenza non solo sfrutta le risorse finanziare della vittima, ma anche quelle economiche. In questo modo le ruba denaro e beni, costringendola a lavorare più del dovuto. Il sabotaggio economico: l’artefice della violenza impone alla vittima di ottenere o mantenere un lavoro o un percorso di studi, adottando comportamenti abusanti e imponendole di perseguire i suoi obiettivi. Secondo noi, per aumentare la possibilità del lavoro femminile, le grandi aziende potrebbero aggiungere per le giovani madri luoghi di intrattenimento per i figli o dare la possibilità di lavorare da casa, in modo da potere gestire la propria professione e la famiglia nello stesso tempo. Dalila Barbara

e Gaia Montinaro, 3A