
I carabinieri all’esterno di una discoteca
Va in discoteca con gli amici per ballare e suonare ma ci rimette un occhio. A metà nottata, nel locale, quattro giovani lo avrebbero preso di mira, colpendolo con dei pugni in testa fino a provocargli una grave lesione all’occhio sinistro al punto di compromettergli quasi la vista. Vittima uno jesino che all’epoca dell’aggressione aveva 24 anni. I fatti, avvenuti il 21 aprile del 2018, alla discoteca Miami di Monsano, sono finiti in tribunale dove è in corso un processo a carico di due anconetani, un 26enne e un 27enne, per lesioni aggravate in concorso. Ieri la Procura ha chiesto una condanna a nove mesi, per entrambi gli imputati, difesi dagli avvocati Cristian Polverigiani Chilà e Arianna Benni. L’udienza è stata rinviata al 18 giugno per repliche e sentenza. Stando alle accuse i due anconetani, appena 20enni all’epoca, in concorso con due minorenni la cui posizione è stata già definita al tribunale dei Minori, avrebbero cercato guai all’interno del locale.
Prima avrebbero offeso un amico della vittima, oggi 31enne, per il colore scuro della pelle, poi se la sarebbero presa con lo jesino che voleva solo fare da pacere. Tutto si sarebbe svolto all’interno della sala Afro della discoteca, dove la vittima e gli amici stavano suonando dei bonghi, tamburi doppi africani, vicino alla consolle del dj, per accompagnare i dischi che metteva. L’intervento del 31enne non sarebbe piaciuto al gruppetto dei quattro che lo avrebbero spintonato, strattonato per la maglia e preso per un polso della mano per poi colpirlo con due pugni in testa. Avendo gli occhiali una lente lo ha ferito ad un occhio.
Per sfuggire al pestaggio il 31enne si sarebbe nascosto dietro alla consolle. Un’amica lo ha poi portato in bagno perché sanguinava e infine è stato accompagnato in ospedale, a Jesi, dove i medici gli hanno riscontrato una lacerazione oculare con prolasso del tessuto. In tutto ha avuto 40 giorni di prognosi. La vittima ha sporto denuncia ai carabinieri e tramite i social ha poi identificato alcuni degli autori. Le difese degli imputati hanno contestato la modalità del riconoscimento, poco attendibile, rigettando le accuse contro i propri assistiti che con l’aggressione non c’entrerebbero nulla. La vittima si è costituita parte civile e chiede 50mila euro di risarcimento. Avrebbe un grave stigmatismo riscontrato per le lesioni subite.
Marina Verdenelli