REDAZIONE ANCONA

Sassoferrato e Frani: dialogo d’arte

Taglio del nastro oggi a palazzo degli Scalzi per la rassegna internazionale G. B. Salvi con la mostra "Salvifica"

Sassoferrato e Frani: dialogo d’arte

Sassoferrato e Frani: dialogo d’arte

"Salvifica. Il Sassoferrato e Ettore Frani, tra luce e silenzio": taglio del nastro oggi (ore 17) a palazzo degli Scalzi di Sassoferrato per la 72esima edizione della rassegna internazionale d’arte premio G. B. Salvi.

La mostra, curata da Federica Facchini e Massimo Pulini, è una monografica dell’artista contemporaneo Ettore Frani (Termoli, 1978), che si porrà in dialogo con dieci dipinti inediti del pittore seicentesco Giovanni Battista Salvi detto il "Sassoferrato", provenienti dal mondo collezionistico e antiquario.

È il frutto di un doppio progetto di ricerca, sull’antico e sul contemporaneo, attraverso un confronto stimolante, serrato e visionario tra le opere di due artisti. Il Sassoferrato, solo in apparenza sempre uguale a se stesso, è invece un artista che proprio in questi ultimi decenni di studio ha offerto continue e importanti sorprese, oltre a raggiungere sempre più alti risultati nelle aste internazionali. E il premio Salvi è un’occasione unica "per condividere un laboratorio di idee e riflessioni su uno dei pittori più affascinanti del XVII secolo" spiegano i promotori.

"Attraverso un meticoloso gesto pittorico, fatto di continue e ripetute velature di colore nero d’avorio steso e levigato sopra una tavola laccata bianca – spiega Federica Facchini - Ettore Frani crea visioni legate al mondo della natura, ai luoghi della pittura, agli spazi siderali, in cui è il bianco-luce ad emergere dal profondo attraverso un secondario ma raffinatissimo lavoro di asportazione, graffiatura, incisione del colore. Immagini spesso sfocate, vaporizzate, evanescenti come se il mondo fenomenico fosse osservato attraverso una lente smerigliata, un filtro - quello del pensiero- interposto tra l’occhio e le cose del reale a voler sondare il mistero appunto, di cui quella luce ne è solo un varco".

"L’alfabeto di forme e concetti, di simboli e misure dispiegato dalle opere di Giovanni Battista Salvi – commenta Massimo Pulini - è intriso di affetti anche se forse nessun sentimento vi si può dire esplicito. Nei suoi dipinti un vasto pensiero interiore risulta trattenuto entro la mente delle figure e viene quasi protetto dalla compostezza impenetrabile dei loro corpi. Il silenzio, che è insito nella stessa natura pittorica, trova nello stile del Sassoferrato un senso radicale, estremo, rafforzato com’è da una doppia assenza: non vi sono gesti che alludono al movimento e non vi sono espressioni che rimandano a stati emotivi. Ogni presenza è immersa nella meditazione e sospende qualsiasi altra azione esteriore, finendo per trattenere lo stesso osservatore in un’orbita puramente contemplativa". C’è tempo fino al 28 gennaio per visitarla.