REDAZIONE ANCONA

Senigallia, suicida a 15 anni: "Leonardo fu vittima di bullismo: testimonianze e chat lo provano"

L’avvocato della famiglia torna all’attacco e cita la documentazione del ministero e dell’ufficio scolastico "La Procura a nostro avviso deve procedere per atti persecutori. Anche il suo telefono dice questo".

L’avvocato Pia Perricci (al centro) con i genitori di Leonardo. ieri durante una conferenza stampa convocata a Pesaro

L’avvocato Pia Perricci (al centro) con i genitori di Leonardo. ieri durante una conferenza stampa convocata a Pesaro

Chi ha "armato" la mano di Leonardo Calcina? Di sicuro il suo stato di malessere e la prostrazione per essere continuamente preso di mira. Un ragazzo dal carattere buono, gentile con tutti, sempre pronto a tendere la mano. Un animo gentile, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Da quel giorno di ottobre del 2024 i genitori non si sono mai arresi. La loro disperazione per aver perso un figlio di appena 15 anni, è diventata battaglia sulla bocca dell’avvocato Pia Perricci, il loro legale. Che ieri mattina, da Pesaro, è tornata nuovamente alla carica con i verbali delle audizioni dei protagonisti di questa brutta vicenda di bullismo da parte degli ispettori ministeriali. Leonardo Calcina si uccise con la pistola d’ordinanza del papà vigile urbano in un casolare vicino casa perchè era stanco di subire. Stanco di doversi difendere da alcuni suoi compagni di classe che lo avevano preso di mira con qualcosa che va molto oltre lo scherzo e la sciocca leggerezza adolescenziale.

"Dalla documentazione dell’ufficio scolastico e del ministero di cui sono venuta in possesso – dice l’avvocato – emerge chiaramente il quadro che sin dall’inizio stiamo evidenziando. La verità sta anche nella negazione della verità. Come quella da parte di un amico di Leo, suo compagno di classe, che dinanzi agli ispettori ha negato tutto. Peccato che dalle chat contenute nel telefono di Leonardo, che siamo in grado di far vedere, risulta che i due avessero un rapporto stretto. Addirittura lo metteva in guardia da alcuni compagni di classe che lo prendevano in giro pesantemente". Poi però, stando a quanto riferisce il legale, il ragazzo avrebbe usato un altro atteggiamento davanti agli ispettori. "Dai verbali risulta che un altro ragazzo abbia ammesso che era un continuo vociferare in classe. Parla addirittura di frasi oscene rivolte nei confronti di Leo, gesti pesanti come mettersi le mani davanti ai genitali e mimare un atteggiamento chiaro". Gli ispettori ministeriali hanno anche ascoltato gli insegnanti della scuola superiore di Senigallia che Leonardo Calcina frequentava al momento di togliersi la vita. "Dicono di non aver visto nulla". Possibile? Eppure Leo andava quasi sempre a scuola con una felpa con il cappuccio in testa, quasi a volersi proteggere da ciò che aveva attorno a sè. "L’ultimo giorno di scuola, all’ultima ora i ragazzi avevano avuto una supplente che non aveva mai visto Leonardo prima d’ora". La docente è stata ascoltata dagli ispettori: "Ha riferito che Leonardo le era sembrato avere dei problemi. Dice di averlo visto con lo sguardo assente, rivolto verso il basso. Possibile che lei, per appena 50 minuti di lezione se ne sia accorta e i suoi colleghi no?". Era come se la parabola discendente del giovane di Montignano fosse già iniziata, fino a fargli maturare l’idea malsana di dover farla finita. "Leo chiedeva spesso di uscire dall’aula per andare in bagno a scaricarsi– continua l’avvocato – lo faceva apposta per non sentire – ci sono testimonianze che lo attestano. E anche il suo telefono parla". La documentazione, secondo la Perricci, dimostra chiaramente un’istigazione al suicidio. Per questo il legale chiederà alla Procura dei minori di Ancona, che ha secretato l’indagine, che venga ascoltato il ragazzo che ha ammesso di aver sentito il cointinuo chiacchiericcio attorno a Leonardo e che venga sentita anche la mamma, pure lei già audita dagli ispettori ministeriali. "La Procura, a nostro avviso deve procedere per atti persecutori. Abbiamo avuto modo di vedere la perizia tecnica depositata in Procura". Da cui emergerebbe lo stato d’animo frustrato del ragazzo e il tentativo di sfogarsi con quello che riteneva il suo amico più fidato e che invece, di fronte agli ispettori avrebbe negato tutto, facendo scendere su questa vicenda un nuovo muro di omertà.

Andrea Massaro