Strage Corinaldo, gli imputati: "Bande diverse, non c'entriamo"

Le deposizioni in aula per la tragedia alla Lanterna Azzurra: "Eravamo lì per commettere furti". Di Puorto in lacrime: "Se c'è un responsabile lo dica"

Nella strage di Corinaldo morirono sei persone (Foto Ansa)

Nella strage di Corinaldo morirono sei persone (Foto Ansa)

Ancona, 11 giugno 2020 - Tre bande, ciascuna ignara della presenza dell'altra, e nessuno, a sentir loro, avrebbe spruzzato lo spray al peperoncino, miccia della strage di Corinaldo. E' durata dopo più di sei ore la terza udienza del processo con il rito abbreviato che vede imputati sei giovani modenesi, tutti presenti in aula, accusati di aver scatenato il panico all'interno del 'Lanterna Azzurra Clubbing' di Corinaldo, dove nella notte tra il 7 e l'8 dicembre dello scorso anno morirono cinque adolescenti e una mamma.

Tutti hanno confermato di avere tra loro una conoscenza superficiale, di non aver mai agito in gruppo, ma anche di aver colpito in altri locali notturni prima di Corinaldo per rubare oggetti preziosi, che poi rivendevano per avere i soldi necessari a soddisfare le loro esigenze quotidiane e per acquistare droga per il consumo personale.

Un 'cellula', secondo alcuni imputati, sarebbe stata composta da Raffele Mormone, Ugo Di Puorto, Eros Amoruso (morto poi nell'aprile 2019 in un incidente stradale) e Badr Amouiyah. In un'altra avrebbero agito Andrea Cavallari, Moez Akari e altre due persone mai entrate nelle indagini. Della terza banda, arrivata a bordo di una terza auto, avrebbero fatto parte l'altro imputato Souhaib Haddada e altri due soggetti non a giudizio.

Rimpallo di responsabilità anche sulla bomboletta; secondo Di Puorto l'aveva portata Badr e lui aveva provato a usarla fuori del locale, “per questo ci sono tracce del mio Dna”. Badr invece ha sostenuto di essere venuto al concerto per sentire Sfera Ebbasta e di avere perso di vista gli altri una volta dentro. I vari gruppetti si sarebbero poi allontanati quando era scoppiato “il casino”, ma solo durante una sosta ad un autogrill avevano capito che era successa “una tragedia”. Di Puorto, in lacrime, ha detto: “Sono morte delle persone, se c'è un responsabile lo dica”.

Il processo, in cui vengono contestati i reati di omicidio preterintenzionale, associazione per delinquere, lesioni personali e singoli episodi di rapine e furti con strappo, è stato aggiornato al 25 giugno quando inizierà la discussione.