REDAZIONE ANCONA

"Sul palco per ricordare Valeria"

Martedì sera lo spettacolo ’Misericordia’ con cui si celebrano i 16 anni dalla scomparsa della Moriconi

Il Teatro Pergolesi di Jesi ricorda Valeria Moriconi, a 16 anni dalla scomparsa della grande attrice jesina. Martedì (ore 21) l’anniversario si celebra in scena con ‘Misericordia’, l’ultimo spettacolo di Emma Dante, l’artista siciliana che nel 2020 ha vinto il Premio "Valeria Moriconi – Protagonista della scena", dopo a Isabelle Huppert e Monica Guerritore.

L’autrice e regista, indiscussa protagonista del teatro italiano, arriva con un lavoro da lei scritto e diretto, e interpretato da Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi e Simone Zambelli. Emma Dante, lei ha detto che l’idea dello spettacolo le è venuta in ospedale, dove ha visto un ragazzino autistico che girava su se stesso, che non stava mai fermo, ed era felice.

Il tema dell’autismo è rimasto o è stato solo la suggestione di un momento?

"Lo spettacolo non parla di autismo. Sì, mi colpì quel qualcosa di magico che c’era nel suo girare, in quell’equilibrio, e in quella felicità. Ma già da tempo volevo scrivere uno spettacolo che trattasse altri temi, come la miseria e il degrado. E l’adozione".

La parola misericordia evoca subito il Cristianesimo. Qual è la ‘sua’ misericordia?

"Non ha niente a che fare con la religione. Io del resto non sono credente. E’ la misericordia legata al bisogno di aiutare gli altri, all’essere altruisti e compassionevoli. Questo nonostante il degrado che ci circonda. Ma la misericordia dovrebbe far parte della natura umana".

Un altro tema che affronta è la violenza sulle donne. Purtroppo un tema sempre attuale.

"Il problema è che le donne hanno paura di denunciare, perché se lo fanno rischiano di essere perseguitate o uccise. Certi rapporti insani nascono già nelle famiglie. La verità è che finché non cambia l’uomo non cambierà niente".

Il teatro potrebbe dare un piccolo contributo di ‘sensibilizzazione’?

"Tutto può dare un contributo. L’importante è che si sollevi il problema, che non si cerchi di insabbiare la verità".

Lei ha dichiarato che ‘gli spettacoli sono creature fragili, ma possiedono l’immenso potere di farci uscire da teatro diversi da come vi eravamo entrati. E’ davvero così?

"Sarebbe auspicabile. Perché almeno avremmo trovato un antidoto all’indifferenza".

Come ha vissuto il lungo periodo di chiusura dei teatri?

"E stato un periodo atroce, soprattutto per chi ha perso le persone care. Io ho continuato a riflettere, constatando che tutto è cambiato".

La pandemia le potrebbe ispirare un lavoro teatrale?

"La pandemia in sé no. Semmai le sue conseguenze, i concetti di malattia, contagio, solitudine e silenzio. Lo stesso silenzio che ho percepito nelle città svuotate".

C’è chi in questo frangente ha scelto di fare teatro online. Lei che ne pensa?

"Non giudico gli altri, ma io non l’ho fatto, perché sarebbe stata una mortificazione del mio lavoro. Guardare uno spettacolo sullo schermo di un computer, da soli, non è teatro".

Cosa prova nel tornare nella Jesi della ‘sua’ Valeria Moriconi?

"E’ sempre una forte emozione. Lei è stata la mia mentore".

Raimondo Montesi

x