"Tifiamo per mio nipote Baltimora"

XFactor, oggi Edoardo Spinsante sul palco per la finale del talent

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Luigi

Socci

Se mi avessero detto, 6 mesi fa, che mio nipote Edoardo Spinsante (ora in arte “Baltimora”) sarebbe stato tra i 4 finalisti dell’edizione di X-Factor di quest’anno, avrei pensato probabilmente a uno scherzo. A uno scherzo di cattivo gusto, aggiungo. Avrei alzato il sopracciglio, storto snobisticamente il naso, alzato le spalle e, probabilmente, scosso la testa in segno di disapprovazione. Non ho mai nascosto, infatti, da buon musicofilo appassionato di rock alternativo da decenni quale sono, la mia opinione negativa sulla formula dei talent, figuriamoci su quelli musicali. ‘Chi ha talento non va ai talent’ l’avrò ripetuto fino allo sfinimento durante i nostri pranzi familiari, così come ‘nessun concorrente di X-Factor ha una carriera musicale autonoma fuori da quella specie di riserva indiana che è il format tv’.

Poi i Maneskin vincono Sanremo e l’Eurovision e aprono un concerto dei Rolling Stones smentendo clamorosamente le mie strampalate previsioni. I tempi sono cambiati, evidentemente. E probabilmente in meglio. Resta il fatto che Edoardo e sua madre (cioè mia sorella), quest’estate sono arrivati a nascondermi la notizia del primo provino in quel di Sky, temendo una di quelle tirate disfattistiche da scoraggiatore militante di cui lo zio è campione italiano indoor. Ma poi (grazie a una confidenza della nonna) la notizia è trapelata. E anche lo zio scettico è diventato, con una conversione che ha il sapore del contrappasso dantesco, un super fan di Baltimora e, di conseguenza, di tutto il pacchetto X-Factor. Daily e pagelle della critica musicale compresi.

Che Edoardo sapesse cantare e suonasse bene il piano era cosa nota in città, almeno tra i famigliari e i ragazzi della sua età, ma che fosse così competente a livello produttivo, che avesse così tante canzoni di qualità nel cassetto e che riuscisse ad affrontare il palco (e la telecamera) con tale consumata sicurezza, ha sorpreso tutti. Sé stesso compreso. Discorso ben diverso per gli altri concorrenti.

Gianmaria era già forte di un buon seguito su Spotify, Fellow era già stato a Castrocaro ed Eryo (il favorito della vigilia) aveva già calcato il palco del Concertone del Primo Maggio ben 6 anni fa. Baltimora, invece, non aveva nemmeno un nome. Lo ha trovato durante la trasmissione prendendolo dal titolo dell’unica canzone che aveva pubblicato autonomamente fino a quel momento e che aveva totalizzato, in diversi mesi, solo poche migliaia di ascolti.

Ed ora, mentre i bookmaker lo danno come probabile secondo alle spalle dell’imbattibile gIANMARIA, gli inediti dell’unico vero outsider di quest’edizione veleggiano verso il milione di ascolti. Chi l’avrebbe detto ad agosto di quest’anno, mentre passava come un coltello nel burro le varie fasi delle eliminatorie, le ‘Auditions’ e gli ‘Home visit’, con parenti e amici con la bocca cucita per l’accordo di riservatezza firmato da Edo con la Sony. Chi l’avrebbe detto che fosse in grado di riscrivere una canzone di Luigi Tenco (la misconosciuta e singolarmente allegrotta ’La Ballata della moda’) rendendola più tenchiana di Tenco stesso e che fosse in grado di duettare, da pari pari, con un giovane rappresentante della scuola romana come Fulminacci, arricchendo il brano di deliziose armonizzazioni.

Che un severo giudice come Manuel Agnelli avrebbe avuto parole di elogio per il ‘graffiato’ della sua voce e per le sue qualità di produttore e che Emma e Mika, al netto della strategia per i propri concorrenti, facessero così fatica a nascondere il proprio apprezzamento. Di certo non lo zio, sconcertato dalla scoperta che ‘El Ratòn’ (come lo aveva sempre appellato), si scriva invece con un’H davanti e una seconda L dietro. Quello stesso zio che ha già sventolato in un paio di occasioni al RePower di Milano uno striscione con scritto ‘Baltimora sei la mia colonna sonora’ e che sta riavvolgendo lo stesso striscione, in attesa di partire per il Forum di Assago a tifare, stasera per l’ultima volta decisiva, il suo unico nipote preferito. Invitandovi a fare altrettanto da casa. Chiamatelo nepotismo, se volete.