GIACOMO GIAMPIERI
Cronaca

Un anconetano su Emergency: "Provati da un viaggio infinito. Ci sono donne incinte e bambini"

Domani alle 13 la nave della ong arriverà in porto: sarà il 18esimo sbarco nello scalo dorico. Roberto Maccaroni: "Inspiegabile perché continuino ad assegnare luoghi lontani dal Mediterraneo".

Domani alle 13 la nave della ong arriverà in porto: sarà il 18esimo sbarco nello scalo dorico. Roberto Maccaroni: "Inspiegabile perché continuino ad assegnare luoghi lontani dal Mediterraneo".

Domani alle 13 la nave della ong arriverà in porto: sarà il 18esimo sbarco nello scalo dorico. Roberto Maccaroni: "Inspiegabile perché continuino ad assegnare luoghi lontani dal Mediterraneo".

"Ho lasciato il mio Paese a causa del conflitto e della totale assenza di sicurezza, era diventato impossibile spostarsi da un luogo all’altro, uscire di casa o cercare lavoro: ogni azione quotidiana rappresentava un rischio. Restare in Sudan in quel periodo equivaleva a una morte lenta, così ho deciso di partire". È affidata ai soccorritori dell’ong Emergency, la testimonianza di un ragazzo del Sudan che ha lasciato la sua terra natia alla ricerca di un futuro migliore: "Ho attraversato il Ciad e, da lì, sono arrivato in Libia. Appena arrivato ho subito trovato maltrattamenti, umiliazioni, violenze, forte razzismo. Così ho speso 1.500 dollari per fare la traversata e arrivare in Europa – prosegue –. Ero consapevole che avrei potuto morire in mare, ma la paura e il rischio di morire erano già diventati parte della mia quotidianità. Ho sempre vissuto nella paura, ma dal momento in cui ho messo piede su questa nave mi sono sentito salvo, finalmente al sicuro". E per quella nave si fa riferimento alla Life Support, che viaggia spedita verso il porto di Ancona dove ormeggerà domani alle 13 circa.

A bordo 71 persone tratte in salvo lo scorso 21 luglio, in due distinti interventi, nelle acque internazionali della zona Sar (Search and rescue) libica. Tra loro, due donne – una al nono mese di gravidanza – e 15 minori non accompagnati. "La maggior parte dei naufraghi della prima barca soccorsa provenivano dal Sudan, Paese in guerra da oltre 2 anni – ricorda Emergency in una nota –. Gli altri da Egitto, Eritrea, Somalia, Bangladesh e Myanmar, Paesi afflitti da guerra, violenze, povertà, instabilità politica e crisi climatica". Mentre il medico anconetano Roberto Maccaroni, responsabile sanitario della Life Support, fa sapere che è stata predisposta la clinica di bordo e stanno proseguendo le visite dei naufraghi: "Le loro condizioni generali sono stabili, ma tutti sono molto provati dal lungo viaggio che hanno alle spalle – afferma –. Alcune persone hanno patologie pregresse non trattate, come un ragazzo che ha un problema articolare in conseguenza di una frattura non trattata a un polso. E c’è una ragazza al nono mese di gravidanza molto provata dal viaggio e dalla navigazione, tanto più che abbiamo incontrato anche mare mosso. Continuiamo a non spiegarci i motivi per cui vengano assegnati porti lontani oltre quattro giorni di navigazione dalla zona operativa, quello che invece è molto chiaro sono le conseguenze in termini di stress e sofferenze aggiuntive per le persone soccorse". Anche il comandante della Life Support di Emergency Domenico Pugliese insiste in merito all’assegnazione di "un porto lontano dal luogo d’intervento – osserva –. Dobbiamo percorrere 839 miglia per arrivare nel capoluogo marchigiano. Questo significa prolungare senza motivo la permanenza a bordo dei naufraghi, lasciare scoperta la zona operativa e sprecare risorse ed energie nel trasferimento anziché nelle necessarie e prioritarie attività di ricerca e soccorso". Con lo sbarco di domani, la Life Support completerà la sua 34esima missione. Per il porto di Ancona, invece, si tratterà del 18esimo approdo delle navi Ong con i migranti.