REDAZIONE ANCONA

"Un Nabucco pieno di belcanto"

L’opera di Verdi apre stasera la stagione lirica delle Muse: il baritono Ernesto Petti nelle vesti del protagonista

Ernesto Petti sul palco delle Muse

Ernesto Petti sul palco delle Muse

Dopo una lunga attesa è arrivato il giorno dell’inaugurazione della nuova stagione lirica di Ancona. Un debutto che torna ad occupare la sua posizione temporale ‘classica’, dopo alcuni anni in cui era stato anticipato al mese di settembre. E’ il recupero di una tradizione che avvicina di più il pubblico al cartellone operistico. Tanto più che il titolo scelto è di quelli tra i più amati: il ‘Nabucco’ di Giuseppe Verdi, celebre in modo particolare per il meraviglioso coro ‘Va’ pensiero’. Questa sera (ore 20.30, replica domenica alle ore 16.30) sul palcoscenico del Teatro delle Muse ‘saliranno’ in tanti, viste le dimensioni del capolavoro verdiano: l’Orchestra Filarmonica Marchigiana diretta dal Maestro György Gyoriványi Ráth, il Coro Lirico ‘Vincenzo Bellini’ diretto dal Maestro Francesco Calzolaro, l’Orchestra di Fiati di Ancona e il cast, capeggiato dal baritono Ernesto Petti, chiamato a rivestire i panni del protagonista, il re di Babilonia Nabucco. Con lui, Rebeka Lokar (Abigaille), Nicola Ulivieri (Zaccaria), Alessandro Scotto Di Luzio (Ismaele), Irene Savignano (Fenena), Andrea Tabili (Gran Sacerdote), Antonella Granata (Anna) e Luigi Morassi (Abdallo). Lo spettacolo è un nuovo allestimento della Fondazione Teatro delle Muse.

Petti, questa non è la prima volta che interpreta il ruolo di Nabucco, vero?

"No, l’ho interpretato altre due volte, in Spagna, a Oviedo, e in Germania, a Mainz. Dopo Ancona lo rifarò di nuovo in Germania, a Colonia. In generale mi trovo molto a mio agio con il repertorio verdiano. Il primo Verdi, poi, è molto belcantistico. Per questo certi ruoli sono consoni alle mie qualità, fanno parte del mio tipo di vocalità, per le molte sfaccettature, il tono spesso irruento, declamato".

Anche dal punto di vista psicologico Nabucco è un personaggio ‘sfaccettato’?

"Direi di sì. All’inizio si presenta con fare arrogante, prepotente. Si paragona addirittura a dio. Per questo viene punito, e scivola nella follia. D’altro canto nutre un grande amore per la figlia Fenena, amore che lo farà tornare alla ragione. Quando viene a sapere che lei morirà chiede perdono a dio, pensando più alla salvezza delle figlia che a sé".

Il pubblico naturalmente attende con grande attesa il ‘Va’ pensiero’...

"I cori di Verdi sono tutti splendidi. Basti pensare al ‘Patria oppressa’ di ‘Macbeth’. Certo, il ‘Va’ pensiero’ è il più noto e amato. Lo è anche dal punto di vista storico, essendo legato al nostro Risorgimento. Come è noto allora si scriveva sui muri ‘Viva Verdi’, intendendo ‘Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia’".

Come si è trovato a lavorare con György Gyoriványi Ráth e gli altri membri del cast?

"Con il Maestro Ráth ho lavorato molto bene, anche perché lui lascia molta libertà ai cantanti. Anche con gli altri colleghi mi sono trovato bene. Sono artisti giovani, ma che hanno già notevoli esperienze alle loro spalle. Nicola Ulivieri, ad esempio, è un grandissimo cantante, il preferito da Abbado".

Lei lavora molto all’estero. Che differenza trova tra gli allestimenti italiani e quelli ‘internazionali’.

"I nostri allestimenti di solito sono più tradizionali. Come questo ‘Nabucco’ di Ancona, che a livello registico presenta dei richiami visivi molto belli. In Germania spesso si spendono molti soldi per produzioni ‘particolari’, come è stata ad esempio quella di Mainz".

Raimondo Montesi