Caro gasolio, la 'guerra' del pesce. Primi disagi nei ristoranti

Ancona: la marineria continua lo sciopero e blocca tre tir con prodotti esteri. I ristoratori del centro solidali con chi sta continuando la protesta: "Qualcosa manca, ma il vero problema è il costo alle stelle dell’olio"

Ancona, 31 maggio 2022 - Per loro la vita è dura anche in tempi normali. Figuriamoci in un periodo come quello attuale, dove i venti di guerra stanno sconvolgendo le economie di tutto il mondo. Parliamo dei pescatori, che hanno deciso di incrociare le braccia per protestare contro il caro gasolio. Insieme allo sciopero lanciano un appello a pescherie e ristoranti affinché non comprino pesce di importazione. L’altra notte fino alle 4 hanno impedito agli autotrasportatori di scaricare il pescato proveniente dall’estero.

Un piatto a base di pesce (archivio)
Un piatto a base di pesce (archivio)

Le marinerie dell’Adriatico sono in sciopero dal 23 maggio. Facile capire il perché: tante spese (il costo del gasolio è praticamente triplicato) e pochi ricavi. A guadagnare invece sono i loro ‘colleghi’ di Francia, Spagna e Croazia. Dunque niente pesce nostrano sulle tavole di casa e in quelle dei ristoranti? Non proprio. In realtà gli addetti ai lavori il pesce lo trovano, perché chi va in mare c’è sempre.

I ristoratori capiscono le ragioni di chi sciopera, e danno la loro solidarietà agli scioperanti. Forse perché, appunto, il pesce c’è. "Qualcosa dall’estero arriva, come gli scampi – ammette Massimo Lampa della Trattoria alle 13 Cannelle – ma noi lavoriamo soprattutto con il pescato di qui. Vedi il caso della frittura. Purtroppo ci sono problemi su problemi. La sola bolletta della luce è passata da 450 a 775 euro, di gente che esce ce n’è poca, e non vuole spendere tanto. Di conseguenza il fatturato è in calo".

Corrado Bilò della trattoria La Moretta si affida alla "piccola marineria. C’è comunque chi pesca con le nasse o le retine. Nocchie, sogliole e sardoni si trovano sempre. All’estero ci si rivolge quando il nostro mercato è poco fornito. Siamo costretti a comprare il pesce non italiano. Io comunque ho chi mi fornisce. Ma una cosa voglio dirla: mi salva lo stoccafisso!".

Paolo Marchini dell’osteria del Pozzo denuncia che "il costo dell’olio è triplicato. Il pesce estero? Un po’ ne prendiamo, perché la gente vuole i calamari. Anche scampi e gamberetti congelati vengono da fuori. La frittura invece si fa con il pesce nostrano, e in questo periodo manca. Se io propongo i sardoni e la gente mi chiede i calamari che faccio, chiudo?". In un altro ristorante della zona il titolare preferisce mantenere l’anonimato, ma la risposta è la stessa: il pesce dell’Adriatico non manca. Mancano però i clienti (solo due tavoli occupati in piena ora di pranzo).

Al Pesciolino di corso Mazzini Daniele Recchioni conferma le parole del collega Marchini: "Il problema è che l’olio costa il triplo. Da 11 euro era arrivato fino a 40. Ora è a 36, comunque un’esagerazione. Il pesce in ogni caso c’è, e costa meno comprarlo al porto rispetto a quello surgelato. Lì poi dipende da quello che trovi". Recchioni svela poi una cosa poco nota ai più: "Si fa fatica a trovare il latte, perché la Cina ne sta facendo grandi scorte. Io di mozzarella, ad esempio, ne uso poca, ma pensate che problema è per una pizzeria... ".

r. m.