Jesi, gli operatori: “36 ore sulle barelle, il pronto soccorso è un girone infernale”

Lettera al sindaco Massimo Bacci

Il pronto soccorso di Jesi

Il pronto soccorso di Jesi

Jesi (Ancona), 30 marzo 2015 - “Anche 36 ore sulle barelle”. Poche parole per descrivere una situazione drammatica secondo gli operatori del pronto soccorso di Jesi, che decidono di scrivere al sindaco.

Ci sono giorni e notti nei quali il Pronto soccorso meriterebbe un girone infernale tutto suo: quello dei barellati. Eccoli qui i nuovi dannati, persone che sostano anche 36 ore su barelle messe in doppia fila, senza privacy, spesso senza coperte, sempre senza sonno. Accade di vedere parenti che assistono i loro cari contorcersi su una sedia di plastica, e di non poter rispondere alla semplice domanda: ‘Lo ricovera?’, perché la risposta sarebbe: ‘Sì...sulla barella, signorà”.

È un passo della lettera aperta scritta al sindaco Massimo Bacci, i cui gli operatori denunciano la difficile condizione degli utenti e degli addetti al servizio.

Chi lavora all’inferno - scrivono gli operatori - gestisce come può il piccolo reparto che si è creato in Ps, dovendo occuparsi nel frattempo delle urgenze in acuto. Ma non basta, perchè dobbiamo occuparci anche delle persone in attesa, di chi si altera perché giustamente o ingiustamente non ne può più. Ma soprattutto passiamo ore al telefono alla ricerca del Sacro Graal dei nostri tempi: il tanto prezioso posto letto, rallentando cosi l’attività principale e creando un circolo vizioso che si alimenta da sé. Non solo non è dignitoso, ma è anche pericoloso. Perché si rischia di perdere di vista l’essenziale”.