Allevi duetta con Bocelli. "Rigore e follia, la mia ricetta"

Al ‘Teatro del Silenzio’ di Pisa i due artisti insieme sulle note di Rossini

Giovanni Allevi

Giovanni Allevi

Ascoli, 30 luglio 2016 - Un ascolano sul tetto del mondo: Giovanni Allevi porta il nome della nostra città in giro per il mondo, grazie alla sua musica che lo ha fatto diventare uno dei maestri più apprezzati a livello continentale. Stasera sarà a Pisa, nel suggestivo ‘Teatro del silenzio’, per uno spettacolo da brividi insieme ad Andrea Bocelli che avrà come protagonista un altro marchigiano illustre, Gioacchino Rossini.

È la prima volta con Bocelli?

«Non ci siamo mai incontrati, anche se attraverso la stampa abbiamo sempre manifestato reciproca stima. Condividiamo lo stesso sogno: portare alla contemporaneità quanto di più bello abbiamo ereditato dalla tradizione, per me classica, per lui lirica. Questo fa di noi degli outsider, talvolta discussi dal mondo accademico, quanto amati dal grande pubblico».

Cosa significa per un marchigiano suonare Rossini?

«È un’emozione sconvolgente. ‘La danza’ di Rossini è una travolgente tarantella per voce e pianoforte che esprime intensa gioia di vivere, e come marchigiano non posso che esserne orgoglioso».

Quale sarà la peculiarità di questo spettacolo?

«Al ‘Teatro del silenzio’ il maestro Bocelli ha raccolto le più grandi star della lirica mondiale. Il concerto sarà un viaggio nella bellezza, accompagnato dall’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, con cui, tra l’altro, ho registrato il mio album sinfonico ‘Sunrise’».

Le piace di più suonare in Italia o nel resto del mondo?

«Ho da poco concluso un lungo tour che ha toccato Hong Kong, Indonesia, Thailandia, Singapore e Giappone. È bellissimo ricevere un così grande affetto da un pubblico che sembra tanto distante. Ma quando metti tutta la passione in ciò che fai, le conseguenze possono essere sorprendenti».

Il ‘Teatro del silenzio’ è una location molto suggestiva: le piacciono di più queste platee ‘di nicchia’ o i grandi palcoscenici che ha di calcato in questi anni?

«Io ho sempre pensato soltanto alla musica, e non esiste luogo più prestigioso ed irraggiungibile del cuore dell’ascoltatore».

Sarà nel doppio ruolo di musicista e direttore d’orchestra: da grande in quale dei due ruoli si vede di più?

«Nel mio recente tour con il coro polifonico e l’orchestra sinfonica, ho ricevuto da una fan un impegnativo complimento. Mi ha scritto ‘sei andato oltre la direzione d’orchestra’. Effettivamente durante il concerto mi inginocchiavo a terra, correvo da una parte all’altra, ascoltavo i musicisti dal pubblico. Mi sono sentito libero. Rigore e follia insieme».

Consigli per un giovane che approccia a questo mondo?

«Di pensare in grande, e non fermarsi alla ricerca del consenso».