Accusato di usura: la minaccia di far protestare i figli del debitore

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Di usura è accusato un sambenedettese che detto reato lo avrebbe commesso nei confronti di un professionista, anche lui residente nella città rivierasca. Il gip di Ascoli ha disposto nei suoi confronti l’imputazione coatta per l’accusa di usura, dandone mandato di esecuzione alla procura che aveva invece disposto a suo tempo l’archiviazione dell’inchiesta. A seguito dell’opposizione all’archiviazione proposta dall’avvocato Mario Ciafrè (foto) per conto del presunto usurato, il giudice Giusti si è pronunciato. Sarà dunque un nuovo gup a stabilire se l’indagato si è reso responsabile di una condotta riconducibile all’ipotesi di reato di usura e merita di finire a processo. "Il fatto, in sintesi, è che del maggior debito risultavano da restituire 75.000 per i quali l’imputato ha preteso il riconoscimento di una maggior somma di 200.000, altrimenti avrebbe fatto protestare gli assegni (per 75.000 euro) rilasciati in garanzia dai due figli del mio assistito" spiega l’avvocato Ciafrè. Una vicenda che risale al 2016 e secondo la parte lesa, a suo carico sarebbe stato applicato un tasso di interesse superiore al 33% su un prestito. Nel 2013 l’uomo aveva firmato un documento di riconoscimento del debito per una serie di prestiti per 122 mila euro. A dicembre 2015 firmò un ulteriore accordo con il quale dava atto del parziale pagamento del debito per un importo di 50 mila euro di cui 35 mila euro tramite cambiali, 1.000 tramite assegni e 1.000 in contanti con la promessa che avrebbe onorato la parte restante (75.000 euro) entro giugno 2016. Soldi che però a quella data non aveva, così come a fine luglio e a metà agosto, nonostante l’impegno di volta in volta assunto sottoscrivendo ulteriori scritture private. A questo punto, per concedere un altro rinnovo e non protestare i figli del professionista gli è stato detto di firmare la sottoscrizione di un maggior debito di 200.000 euro. L’uomo ha quindi deciso di denunciare il fatto. Il tribunale ha disposto l’imputazione coatta dell’indagato davanti al gup.

Peppe Ercoli