Rosa
Fu il sindaco Roberto Allevi il primo ad ipotizzare la pedonalizzazione di piazza Arringo nel 1999, quasi al termine del suo mandato. L’idea fu ripresa dal suo successore Piero Celani qualche anno dopo aggiungendo anche il progetto della ripavimentazione totale: via i cubetti di porfido, i famosi ‘sampietrini’, e spazio alle lastre di arenaria. Furono scelte quelle di tipo ‘indiana’.
"Fu fatta una scelta culturale – ha dichiarato proprio l’ex sindaco ed ex presidente della Provincia, l’ingegner Piero Celani – eliminando il porfido e prediligendo una pietra più tipica del territorio Piceno quindi arenaria e travertino. I lavori iniziarono a marzo 2003 e l’inaugurazione fiu fatta l’anno successivo, a febbraio 2004. Naturalmente dopo i lavori, tutti si aspettavano che piazza Arringo venisse riaperta al traffico anche perché decidemmo di realizzare comunque una parte più adatta al transito dei mezzi e occupare l’altra con i lastroni, delimitando il tutto con il travertino ascolano. Tutte le polemiche che c’erano state dopo la decisione del mio predecessore nel chiudere la piazza, con tanto di fiaccolate dei commercianti, ripresero subito dopo ma io riuscii a resistere alle pressioni che arrivavano dalla città e lasciai per un breve periodo una corsia unica che permetteva il transito da est a ovest: dal Battistero a piazza Roma. Era però necessario prendere una decisione coraggiosa e così decidemmo di chiudere definitivamente tutta Piazza Arringo. Dopo vent’anni, – ha proseguito l’ingegner Celani – credo che possiamo dire che la scelta sia stata azzeccata. Naturalmente la nuova pavimentazione non era adatta al passaggio di mezzi pesanti, di camion, di Tir ma neanche a sopportare il peso di palchi, di tribune stracolme di persone, di eventi con un continuo viavai di auto e camioncini, ma anche per lo stesso mercatino bisettimanale degli ambulanti. Le lastre di arenaria e il travertino erano adatti per un ambiente pedonale. Logico che avere una piazza così grande e così bella, doveva per forza di cose portare alla scelta di utilizzarla comunque per le manifestazioni. Ecco che quindi era necessario fare una manutenzione almeno annuale se non semestrale, ristuccando le varie lastre e mantenendo la struttura uniforme nel tempo. Purtroppo la manutenzione per tanti motivi e in tutti i settori – ha proseguito l’ex sindaco – viene lasciata sempre come ultima cosa da fare, e non lo dico polemicamente ma ci sono sempre emergenze quotidiane che hanno la priorità e così ci si è ritrovati dopo vent’anni a dover rimettere mano alla pavimentazione di piazza Arringo. Ma ripeto, la scelta della pietra arenaria era l’unica possibile in una città come Ascoli con la sua storia e i suoi palazzi in travertino. Però serviva fare manutenzione. Basta considerare che adesso anche nella ristrutturazione dei palazzi dopo il sisma, è necessario presentare un piano di manutenzione degli edifici, perché è previsto dalla legge che oltre alla realizzazione e alla ristrutturazione dell’abitazione, prevedere un piano di tutti i controlli da fare negli anni a seguire. E credo che questo – ha concluso l’ex primo cittadino – debba essere fatto anche per le piazze e le strade in arenaria del nostro centro storico".
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