Serafino Angelini, secondo lei che percezione si ha dell’argomento, in generale?
"Mi sembra che si facciano considerazioni superficiali. Ognuno ha l’orientamento che vuole, ma il problema è che, se ci si dimentica la parte tecnica, non si fa un grande servizio d’informazione alla cittadinanza".
Il Paese non le pare sdoppiato?
"Il referendum è anche datato, ma in tempi recenti sono state confermate quelle posizioni. All’epoca c’era una paura collettiva, ora deve esserci maggiore consapevolezza".
E il nucleare a San Benedetto?
"Quella è una questione del tutto marginale".
Perché?
"Quella diramata è una cartografia piuttosto datata, non poteva essere applicata anni fa, non può esserlo a maggior ragione ora. Ma la questione principale è che i problemi del nucleare, in 30 anni, non sono stati superati".
Quali, in particolare?
"Ad esempio quello delle scorie, della sicurezza, e soprattutto dell’impatto sul territorio. Basta farsi un giro nelle località in cui sono state costruite centrali per capire come il paesaggio ne sia stato devastato".
Rispetto a 30 anni fa, però, le tecnologie sono cambiate…
"È una pia illusione: oggi si parla di nucleare di quarta generazione, una cosa che nella realtà non esiste. Per costruire una centrale ci vorranno anni, decenni, e nel frattempo la tecnologia con la quale è stata realizzata diventerà obsoleta".
Ci sono studiosi che la pensano all’opposto: cos’ha da dire?
"Mi rendo conto che quando si prospettano soluzioni si tende a concedere credito, ma la realtà è un’altra. Quando la politica prova a giustificare scientificamente iniziative di questo tipo finisce per sprecare, nell’arco di decenni, energie per cose convenienti solo per pochi e non per la popolazione".
Che dire sul fronte delle rinnovabili?
"Che nessuno ha la bacchetta magica, ma bisogna innescare un processo per cambiare le cose. Occorre invertire la tendenza e al contempo va anche educata la popolazione: un problema che riguarda da vicino anche San Benedetto".
Cioè?
"La Riviera non ha mai avuto problemi di carenza d’acqua e ora invece sì: la gente si chiede come mai questo bene non c’è più e come mai bisogna risparmiare. La gente non è abituata a farlo e questo è un problema di educazione. Lo stato ha degli obblighi soprattutto verso il popolo. Se continuano a nascere generazioni inconsapevoli non andiamo avanti".
g.d.m.