De Chiara libero dalle accuse, interrogazione parlamentare del meloniano Edmondo Ciriello

È dalla vicenda processuale che ha coinvolto l’ex comandante del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Ascoli Raffaele De Chiara (assolto da tutte le accuse dopo tanti anni nelle aule dei tribunali) che il deputato di FdI Edmondo Ciriello ha preso spunto per un’interrogazione parlamentare indirizzata ai ministri di Difesa e Giustizia. I due esponenti del Governo Draghi sono stati sollecitati a far conoscere quali iniziative adotteranno "al fine di predisporre tutti gli strumenti idonei a garantire la ragionevole durata del processo penale" alla luce della vicenda che ha visto De Chiara "sottoposto ad una lunga ed ingiustificata esposizione giudiziaria" e quali iniziative intendono assumere i ministri per "superare la sospensione automatica dell’avanzamento di carriera al fine di non pregiudicare gli interessi personali del militare, imputato in un processo penale, a causa delle lungaggini processuali". De Chiara venne coinvolto in un’indagine della Procura distrettuale di Ancona per fatti risalenti al 2012. Già in primo grado nel 2014 era stato assolto dal Tribunale di Ascoli per le accuse corruzione, concussione, tentata concussione, peculato, rivelazione di segreto d’ufficio, truffa, falso e subornazione di testimone. Era stato condannato a due anni (pena sospesa) solo per l’accesso abusivo ad un sistema informatico; ma anche per questo reato è stato assolto a dicembre 2020 dalla Corte d’Appello "perché il fatto non sussiste". A seguito del completo riconoscimento dell’estraneità da ogni accusa, recentemente la Guardia di Finanza ha promosso Raffaele De Chiara al grado di Colonnello con decorrenza dal 2013, anno in cui ha lasciato il Corpo per dedicarsi all’avvocatura, in particolare nel settore del diritto tributario e societario. De Chiara che doveva rispondere di 13 capi di imputazione per complessivi 30 episodi. Era contestata la corruzione per aver omesso controlli sulla Rec.Fer di Roberto Capocasa in cambio di pezzi di ricambio per le proprie auto; era accusato anche di peculato per l’uso dell’auto di servizio, di concussione ai danni di alcuni imprenditori (stanze in hotel e residence, disponibilità di vetture), di aver tentato di influire su ufficiali della Finanza per "non infastidire amici", e di interventi diretti a favore di aziende.

Peppe Ercoli