Delitto in pieno centro, il giallo della registrazione

Prima di morire, la vittima chiamò i soccorsi: sotto, secondo quanto dice la difesa dei due arrestati, si sente una voce che non ha però accento rumeno

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Di chi è la voce che è stata impressa nella registrazione della telefonata che Franco Lettieri ha fatto ai carabinieri la sera del 15 gennaio scorso e che auspica la sua morte, giunta di lì a pochi minuti? A questa domanda stanno cercando di dare una risposta non solo gli investigatori, ma soprattutto i legali dei due imputati dell’assassinio dell’ex collaboratore di giustizia. Sì perché la voce in questione non sarebbe riconducibile a quelle di Petre Lambru e del nipote minorenne, entrambi in carcere accusati di concorso in omicidio volontario; non si avverte infatti l’inflessione dell’est europeo, mentre entrambi sono rumeni. Lettieri quella sera ha parlato con l’operatore che ha risposto al 112; gli ha detto "mi hanno accoltellato" indicando "il padre di Bogdan". Alludeva a Petre Lambru, il cui figlio Bogdan (che Lettieri conosceva) è attualmente in carcere per l’operazione antidroga Cipro che ha portato agli arresti domiciliari anche altri componenti della famiglia Lambru. Ma se è vero che i due rumeni erano sulla scena del crimine (le telecamere inquadrano la prima coltellata che ha raggiunto la vittima alla parte posteriore della coscia sinistra) c’era anche qualcun altro? Chi era? Perché auspicava la morte di Lettieri, come si evincerebbe dalle parole rimaste registrate? Insomma ci sono ancora aspetti da chiarire su quanto accaduto "Rrete a li mierghie", passeggiata romantica che quella sera si è trasformato nel teatro di un efferato omicidio.

C’è comunque un punto fermo e sta nelle parole del minorenne che, consegnandosi spontaneamente ai carabinieri due giorni dopo il delitto, alla presenza dell’avvocato difensore Franchi ha detto di essere stato lui a infliggere le coltellate (cinque) che hanno ucciso Lettieri. Nessuna parola però sul movente dell’aggressione. Dal canto suo lo zio Petre ha sempre sostenuto di non essere stato materialmente lui ad uccidere, ma per il procuratore Monti e il giudice Giusti la sua condotta gli vale comunque l’imputazione di omicidio volontario in concorso col nipote.

Dopo il tribunale del Riesame, anche il giudice Giusti ha intanto respinto la richiesta di scarcerazione o, in alternativa di concessione degli arresti domiciliari, presentata dall’avvocato Carnevali per Lambru. Per il magistrato evidentemente sussistono ancora le esigenze cautelari in carcere. La Procura di Ascoli è intanto in attesa che dai laboratori dei carabinieri del Ris di Roma giungano i risultati degli accertamenti scientifici, utili anche per la Procura per i Minori di Ancona che procede per il minorenne.

Peppe Ercoli