Federfarma: "Fatto grave che infanga la categoria"

L’ennesima notizia relativa a reati per non vaccinarsi nel Piceno dopo gli arresti degli altri professionisti

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L’arresto del giovane farmacista di Appignano Alberto Angelini, posto ai domiciliari nella sua abitazione, ha suscitato la reazione di Federfarma Marche che attraverso una nota "stigmatizza e condanna in maniera ferma e durissima l’episodio che coinvolge penalmente un professionista del Piceno".

"È un fatto molto grave - afferma il vice presidente di Federfarma Marche Marco Meconi, farmacista di Altidona - perché infanga la categoria dei farmacisti, che invece si impegna in maniera egregia a servizio della popolazione per supportare il sistema sanitario regionale nel momento di grave emergenza, dimostrando spirito di servizio e capacità di fornire risposte concrete".

Meconi prosegue evidenziando che "se le accuse che vengono contestate al collega risulteranno fondate, nostro auspicio è sollecitare una condanna che sia di esempio, nella certezza che siamo di fronte ad un caso isolato che non può assolutamente infangare l’intera categoria".

L’operazione Green Pack 2 che ha portato all’arresto di Angelini segue di pochi mesi quella che ha portato alla esecuzione di misure cautelari personali a carico di Giuseppe Rossi, un medico di medicina generale ascolano convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale – Asur Area Vasta 5 e di un "intermediario", Maurizio Strappelli, col sequestro di numerosi green pass falsi rilasciati a seguito - si ritiene - di una falsa attestazione di somministrazione di vaccino a 72 soggetti (anch’essi ritenuti responsabili in concorso col medico).

Nell’occasione il professionista Rossi finì in carcere dove è rimasto rinchiuso un mese, fino a quando gli sono stati concessi gli arresti domiciliari, anche per lo spirito di collaborazione alle indagini che nel frattempo proseguivano per scoperchiare tutta la rete del raggiro.

Strappelli, inizialmente ai domiciliari, ora è indagato a piede libero, così come tutti gli altri soggetti accusati di aver ottenuto il green pass fasullo pagando 100 euro al medico, per sua stessa ammissione.

Nelle scorse settimane parecchi di questi indagati sono stati sentiti dai carabinieri ed hanno fornito elementi utili all’inchiesta. Un atteggiamento collaborativo che potrebbe evitare di finire in carcere a iter processuale concluso.

Per l’accusa di corruzione di pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni rischiano infatti una condanna da un minimo di 6 a un massimo di 10 anni da scontare in carcere.

A questa ipotesi di reato si aggiunge per altro quella di falso ideologico e, nel caso del dottor Rossi, anche di peculato e tentata truffa.

p. erc.