Finanza, assoluzione per Raffaele De Chiara

Sentenza della corte d’appello "Degli oltre trenta reati ipotizzati non ne ho commesso uno, ma ciò non lenisce le ferite"

Migration

Assolto per tutti i capi di imputazione. Questa la sentenza emessa ieri dalla Corte d’Appello di Ancona nei confronti dell’ex comandante del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Ascoli, l’allora tenente colonnello Raffaele De Chiara coinvolto in un’indagine della Procura distrettuale di Ancona per fatti risalenti tra aprile e settembre 2012. Già in primo grado a novembre 2014 De Chiara era stato assolto dal Collegio del Tribunale di Ascoli per le accuse corruzione, concussione, tentata concussione, peculato, rivelazione di segreto d’ufficio, truffa, falso e subornazione di testimone. Era stato condannato a due anni (pena sospesa) solo per l’accesso abusivo ad un sistema informatico; ma anche per questo reato è stato ieri assolto dalla Corte d’Appello "perché il fatto non sussiste". Confermata anche l’assoluzione per il brigadiere della Finanza Nicola Melozzi. "Degli oltre trenta reati ipotizzati non ne ho commesso nemmeno uno. Chi, come me, ci è già passato – commenta De Chiara - sa bene che l’onore restituito non lenisce le ferite profonde che dieci anni di sofferenze giudiziarie si lasciano dietro. Tutti dovrebbero sapere - anche le procure e la polizia giudiziaria - che le vite degli altri sono una cosa seria: intelligenti pauca".

"Questa assoluzione con formula piena e con la parte civile condannata a pagare le spese legali è un atto di giustizia per una persona che è stata massacrata per anni senza alcun motivo" aggiunge l’avvocato Francesco Voltattorni, che con il collega Viviano Nobile ha difeso l’ex ufficiale della Guardia di Finanza. Anche davanti alla Corte d’Appello, dunque, non ha retto l’impianto accusatorio della Procura distrettuale di Ancona a carico De Chiara che doveva rispondere di tredici capi di imputazione per complessivi trenta episodi.

De Chiara è stato assolto anche per i reati che vedevano parte civile il capitano Aurelio Soldano e l’imprenditore Luigi Di Gennaro. A De Chiara veniva contestata la corruzione per aver omesso controlli sulla Rec.Fer di Roberto Capocasa in cambio di pezzi di ricambio per le proprie auto. L’ex ufficiale era accusato anche di peculato per l’utilizzo dell’auto di servizio, di concussione ai danni di alcuni imprenditori (stanze in hotel e residence, disponibilità di vetture), di aver tentato di influire su ufficiali della Gdf per "non infastidire amici", e di interventi diretti a favore di aziende. Accuse per le quali è stato completamente scagionato, così come Melozzi. Contro Capocasa, assolto in primo grado, l’accusa non aveva proposto appello.