Ascoli, 28 aprile 2018 - «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Ha scelto un Vangelo che era già un’omelia don Vincenzo Bracci, arrivato nella chiesa di San Niccolò ad Acquaviva Picena per concelebrare con don Alfredo Rosati i funerali di Francesco Parillo, il professore dell’Unicam, originario del piceno, morto martedì dopo aver ingerito un mix di farmaci letali nella sua casa di Esanatoglia. L’uomo il giorno prima era stato condannato a tre anni per abusi sessuali nei confronti di sei studenti. Così Parillo era stato anche sospeso dalla Facoltà di Veterinaria dove insegnava a Matelica. L’insegnamento era tutta la sua vita e non ha retto al colpo, ma in qualche modo don Vincenzo, cappellano dell’Università lo ha assolto: «C’è tanto fariseismo nei nostri ambienti. Il nostro Signore guarda il cuore e non si arresta alle apparenze ma alla sostanza della vita. Il signore toglierà il velo che ora copre i nostri occhi».
E ancora: «Lasciamo da parte i giudizi perché io credo solo nella giustizia divina non in quella umana, sono sicuro che Francesco andrà in Paradiso» una posizione molto forte quella presa dal monaco durante l’omelìa celebrata ieri pomeriggio in una chiesa piena di gente profondamente commossa. Poi don Vincenzo ha citato San Paolo: «Bisogna riconoscere che siamo fragili, deboli, ma anche accettarci per quello che siamo. Significa vincere il male col bene, il che non impedisce chiamare il male col suo nome. Lo si scopre e poi si cerca di sconfiggerlo con una forza più grande la Misercordia».
Più volte durante lo scambio della Pace e nel momento dell’Eucarestia, don Vincenzo si è avvicinato al primo banco per abbracciare i famigliari del 54enne originario proprio di Acquaviva Picena dove ancora vive sua madre Saura. Al fianco della mamma, anche la sorella Maria, un’insegnante come suo fratello. La donna al termine delle esequie è salita sul pulpito per ringraziare tutti i presenti, i colleghi dell’Unicam ma in particolare gli studenti. Ce n’erano alcune decine, arrivati dal maceratese per l’ultimo saluto al loro prof. Erano in lacrime davanti alla sua bara ricoperta di rose rosse e gerbere. E una di loro nonostante la profonda commozione è riuscita a leggere tra i singhiozzi una lettera d’addio a un docente che in tanti portano nel cuore. Il feretro è stato poi tumulato nel cimitero di Acquaviva.