
Furti e danneggiamenti:: "C’è un disagio diffuso"
Disagio giovanile e bullismo. Due facce di una stessa medaglia. Abbiamo cercato di capire il fenomeno con l’aiuto della psicologa Serena Partemi, soprattutto alla luce di un aumento della microcriminalità e del disagio giovanile che si registrano anche in Vallata. Negli ultimi mesi si sono verificati episodi inquietanti: il furto in chiesa della croce a Castel di Lama, la distruzione della biblioteca a Pagliare, la distruzione dei parchi a Colli. Dottoressa Partemi, cosa sta succedendo ai giovani?
"Il disagio giovanile può avere cause diverse: la situazione economica, una crisi psicologia o morale. Spesso si associa a situazioni di ‘disadattamento’ o di ‘bisogno insoddisfatto’. E’ la manifestazione nelle nuove generazioni della difficoltà di assolvere ai compiti evolutivi che vengono loro richiesti dal contesto sociale".
Il disagio è inevitabile?
"La risposta è si, è inevitabile proprio perché fa parte del processo di sviluppo che vede il bambino impegnato ad uscire dal mondo dell’infanzia e dalla dipendenza dai genitori per arrivare all’autonomia individuale, alla costruzione della propria identità e trovare un posto nella società".
C’è differenza tra oggi e il passato?
"Si può affermare che il disagio è sempre il risultato dell’interazione tra variabili: quelle relative al soggetto e al contesto in cui il soggetto è inserito. Ci sono diversi segnali di disagio che variano in funzione dell’età e della personalità e una volta identificati occorre riflettere sulle cause che possono generali. Per quanto riguarda i ’compiti di sviluppo’: la società odierna non si discosta molto da quella del passato, in quanto ha uguali aspettative ed esercita le stesse pressioni, ma si sono modificati i tempi di attuazione che sono dilatati e spesso risultano indefiniti. Questa situazione provoca tensione, frustrazione ed un generale clima di incertezza ed insicurezza".
Qual è il ruolo della famiglia?
"Sono stati individuati, all’interno della famiglia, fattori di rischio predisponenti le condotte antisociali: un insufficiente controllo educativo, famiglie che tendono all’ iperprotezione, ripetuti episodi di violenza domestica nella coppia genitoriale". Quello della scuola?
"La scuola ha un peso molto importante nella storia personale di un adolescente. È l’ambiente dove passano gran parte del loro tempo, quindi, dopo la famiglia, è l’agenzia educativa maggiormente influente nella loro vita e da cui dipende gran parte del loro benessere o malessere. La scuola è un contesto decisivo per la socializzazione dell’adolescente".
Cosa si può fare di fronte a questi episodi?
"L’intera comunità educante deve ritenersi responsabile della formazione e crescita dei giovani, ognuno in base al proprio ruolo: la famiglia cercando di creare un maggior dialogo, i vari enti educativi potrebbero attivare-incrementare il proprio percorso formativo con progetti che valorizzino il rispetto reciproco e il rispetto della diversità; promuovere attività che mirino allo sviluppo delle competenze sociali. Si può dare vita a campagne di sensibilizzazione su temi ’caldi e attuali’ che creino consapevolezza e maggiore comprensione degli eventi negli adolescenti e veicolino la condanna di comportamenti lesivi".
Maria Grazia Lappa