MASSIMILIANO MARIOTTI
Cronaca

Caso ’puma’, l’esperto: "Non si deride nessuno, ma vorrei rassicurare i residenti del luogo"

Il dottor Marco Priori, fondatore di Natural Survival: "Sono stato spesso in Nord America per quegli animali. Sembra più un gatto".

Marco Priori, fondatore di Natural Survival

Marco Priori, fondatore di Natural Survival

L’ultima autorevole lettura fornita sugli avvistamenti dell’ormai noto felino selvatico, è stata del dottor Marco Priori, fondatore di Natural Survival. Noto volto della tv con la rubrica Survival all’interno della trasmissione l’Arca di Noè su Canale 5 ed esperto di tracce animali su Rai Gulp a La banda dei fuoriclasse.

Un esperto come lei cosa pensa di questa vicenda? "Fermo restando che non sono sul posto, l’analisi che faccio delle tracce e delle evidenze emerse si basa sulla mia esperienza maturata in tanti anni di lavoro sul campo come natural tracker per studiare i segni della presenza della fauna selvatica. Sono stato anche spesso in Nord America dove ho approfondito la conoscenza di quegli animali e delle loro tracce attraverso tecniche dei nativi americani. Le informazioni che emergono da questa vicenda risultano confuse. L’obiettivo non è assolutamente deridere nessuno e screditare le persone che hanno espresso la propria testimonianza, ma rassicurarle e tranquillizzarle. Innanzitutto la presenza di un puma in un posto del genere dovrebbe essere giustificata da qualche luogo dal quale sarebbe fuggito. Qui nessuno ne ha data notizia di scomparsa e questo potrebbe già essere un discorso un po’ bizzarro".

L’animale individuato nelle foto e nei video può essere riconducibile ad un puma? "Dai video che ho visto la coda dell’animale mostrato ha la punta bianca e non scura. Questo unitamente alla silhouette e alle dimensioni non sembrano riconducibili a quelle di un puma, ma a quelle di un gatto. L’unico felino selvatico naturalmente distribuito di quei luoghi potrebbe essere il gatto selvatico, ma i colori sono molto diversi. Il video che lo ritrae, se viene preso in considerazione come filmato di repertorio per comprendere il luogo dell’avvistamento, può essere utile. Se invece si prende proprio quell’esempio per dire che quell’animale sarebbe un puma, è poco credibile. Bonifazi ha effettuato un’attenta analisi anche misurando le piante presenti in quel luogo specifico che aiutano a sciogliere i dubbi".

Il modo di cacciare di un puma combacia con gli animali predati a Galligiano? "Ho visto le foto dell’angolo che sarebbe stato scavato per entrare nel pollaio. Un puma non penserebbe mai di passare da sotto perché non avrebbe difficoltà a saltare 2 metri di recinzione. Quello di scavare è un tipo di comportamento più tipico delle volpi e dei canidi in generale. In un pasto il puma può consumare 5-7 chili di carne, arrivando anche a 10, quindi non mangerebbe solo la testa di un tacchino per poi lasciarne il resto. Solitamente mangiano sul posto per poi portare via la carne in eccesso, seppellirla e finirla successivamente. Un predatore solitamente torna sul posto dove la caccia ha avuto successo, quindi le fototrappole messe aiuterebbero ad individuare di cosa si tratta".

Sulle orme lasciate qual è la sua tesi? "Nella foto della famosa impronta il righello è messo in obliquo e oltre i limiti della presunta orma. Quella della foto, ammesso che sia un’impronta unica, sarebbe quindi in realtà di circa 7 cm. Un puma adulto ha le orme dai 9 ai 12 cm. Nella foto c’è una sovrapposizione di più orme. In un piccolo spazio come un pollaio, quando le prede capiscono che stanno per essere oggetto di predazione cercano di sfuggire facendo aumentare l’eccitazione del predatore che tende ad ucciderle tutte. Un fenomeno chiamato over-killing che solitamente non viene manifestato in un luogo ampio e aperto. Così facendo così il predatore lascia tantissime orme. La fotografia di un’orma tra l’altro andrebbe fatta sulla verticale per non distorcerla con la prospettiva".