I bambini riscoprono il senso di appartenenza alla città e alla squadra

Sono ancora loro i protagonisti di una storia d’amore per i colori della Fermana, per i colori di Fermo: le piccole pesti della scuola dell’infanzia ‘Lido’ di Fermo dell’Isc Fracassetti- Capodarco. Tutto ha avuto inizio quando un giorno il piccolo Matteo Seghetta, oggi passato alla primaria, intonò un coro della Fermana che aveva cantato con papà Simone allo stadio Recchioni, qualche giorno prima. Da lì, la febbre canarina ha contagiato i compagni di classe e poi l’intera scuola, maestre e bidelle comprese. Magicamente le zucche di Halloween si sono colorate di gialloblu così pure l’Albero di Natale e il calendario dell’Avvento, i lavoretti per la Pasqua e ancora i recinti per gli orti fino alla visita dei loro beniamini: i giocatori della squadra del cuore accompagnati dall’assessore allo sport Alberto Scarfini. Poi, i pomeriggi a tifare e cantare insieme alle famiglie, sugli spalti dello stadio cittadino in occasione delle partite della Fermana e infine la delusione per la retrocessione in serie D. Ma loro non mollano perché il salto dal gialloblu al giallorosso dello stemma di Fermo è stato breve tanto che per l’intero anno scolastico hanno lavorato sulla storia dell’emblema della città e ne hanno realizzato uno vero e proprio. Diviso in quattro parti: nella prima e quarta, una croce d’argento su fondo rosso; nella seconda e terza, un’aquila nera su fondo giallo oro che, per i più, sta indicare il privilegio concesso da Augusto a Fermo colonia fedelissima di Roma, come scritto sul motto nella lista sotto lo scudo: Firmum firma fide romanorum colonia. A questo punto, è sorto un dilemma dato che su alcune immagini dello stemma è scomparsa la parola ‘fide’: quale sarà la scritta giusta? La ‘fede’ non è cosa di poco conto, figuriamoci quando è ‘ferma’ come nel caso dei fermani perché di fedeltà dei cittadini fermani a Roma parla Plutarco nella ‘Guerra contro Antioco’ (191 A.C.): ‘Giunti alla Termopili, Catone Censore fece fermare l’esercito romano e comandò che per la rischiosa impresa gli venissero innanzi i fermani soli che avea sperimentato i più fedeli e di animo pronti’. Le maestre hanno insegnato, i bambini hanno imparato: sono andati alla ricerca dello stemma in ogni dove; hanno colorato e lavorato coltivando il senso d’appartenenza alla comunità e alla propria città attraverso i suoi colori. Consegneranno il frutto del loro prezioso lavoro alla Biblioteca Comunale e interrogheranno i grandi sul significato della parola fedeltà, se unita al gialloblu e al giallorosso insieme, ancora meglio.

Gaia Capponi