Il Piceno si è di nuovo spaccato

Migration

Domenico

Cantalamessa

Pochi mesi fa tutti quanti siamo rimasti delusi per la mancata assegnazione ad Ascoli del titolo di capitale della cultura per il 2024. Siamo stati però altrettanto soddisfatti nel vedere tutti i sindaci del territorio uniti per una battaglia comune. Era un sincero momento di unione oppure si trattava soltanto di una posizione di facciata? Le scelte non si devono fare per forza con il sorriso, anzi. La si può pensare diversamente, avere idee opposte, ma poi la logica consiglierebbe di ricompattarsi di fronte alla possibilità di raggiungere un risultato positivo per tutto il territorio, non solo per una città. Il problema, semmai, è che a distanza di pochi mesi dalla conclusione di quel percorso, le elezioni per il nuovo assetto direttivo del Ciip hanno fatto riemergere tutte quelle divisioni che già troppe volte in passato hanno penalizzato il Piceno. Se tutti i comuni del Fermano infatti si sono trovati fin da subito uniti e compatti per il rinnovo del presidente uscente (il fermano Pino Alati), intorno ad Ascoli un nucleo piuttosto consistente di sindaci ha chiesto a gran voce un nuovo nome, lasciando così la patata bollente ai primi cittadini di Ascoli e San Benedetto, Fioravanti e Spazzafumo, in grado con le loro quote (17% e 14%) di sbilanciare in maniera decisiva il verdetto. Cosa fare a quel punto: accettare la proposta di rinnovamento schierandosi con gli altri sindaci, andando perciò verso uno scontro territoriale con Fermo, o provare a ricucire la situazione e ricompattare entrambe le province su un unico nome, quello appunto di Giacinto ‘Pino’ Alati? Ha prevalso questa seconda opzione. Lo stimato Alati e i suoi collaboratori hanno intrapreso e messo in piedi tanti progetti che ora devono essere portati a termine, con l’appoggio di tutti. Ma al di là di questo, il percorso che porterà al quinto mandato del professionista fermano lascia in eredità la sensazione, se non la certezza, che per una reale unità territoriale, almeno nel Piceno, ci sia ancora molto da lavorare. Di fronte ad altre battaglie che si presentano nell’immediato futuro, il Piceno non può permettersi ulteriori divisioni.