"La ricostruzione costerà 4 miliardi in più"

La previsione di Legnini: "I motivi? Bolle speculative, caro energia e guerra in Ucraina. Nonostante tutto stiamo andando avanti"

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"La ricostruzione nelle regioni dell’Italia centrale colpite dal terremoto del 2016 costerà almeno 3 o 4 miliardi in più". E’ la previsione del commissario straordinario alla ricostruzione Legnini specificando che questo consistente incremento "deriva dall’impazzimento dei prezzi di mercato. Questo riguarda l’intero comparto della ricostruzione e delle opere pubbliche del nostro Paese. Credo – ha aggiunto Legnini – che anche nel Pnnr sarà inevitabile la ricaduta. Anche per quanto ci riguarda, noi abbiamo finanziato con il fondo del Pnnr 840 opere pubbliche e le nuove opere pubbliche da finanziare sono 5.000: per cui, diciamo che, considerando un arco temporale di 45 anni, la ricostruzione ci costerà diversi miliardi in più, 3 o 4, non so di preciso. Lo dico con rammarico, ma questo è".

Sui motivi il commissario Legnini indirizza "alle bolle speculativa e agli effetti della guerra in corso in Ucraina sul "caro energia". Il costo dell’energia è evidente che incide su tutto. Di recente, inoltre, c’è stato anche l’adeguamento salariale. Tutto ciò ha inciso sull’aumento dei costi della ricostruzione". Sui ritardi della ricostruzione Legnini individua non un motivo preciso, ma una serie di concause. "Diciamo che in questi ultimi anni è successo veramente di tutto. Ha inciso certamente la burocrazia, ma anche l’emergenza Covid, la guerra e l’esplosione dei prezzi delle materie prime e delle fonti energetiche. Nonostante ciò andiamo avanti". Nel centro Italia sono aperti 7.000 cantieri autorizzati in 4 regioni. Nel 2021 sono stati pagati alle imprese 780 milioni di euro e nei primi quattro mesi del 2022 già pagati 315 milioni.

Per quanto riguarda gli stanziamenti, Legnini ha fatto il punto riferendo che sono andati esauriti i 4 miliardi di euro del fondo 25ennale (al netto degli interessi); l’ultima legge di bilancio ha messo a disposizione altri 6 miliardi che man mano gli uffici speciali regionali andranno ad impegnare con le nuove concessioni di contributo, cui si aggiungono altri 2 miliardi di euro della contabilità speciale ancora da impegnare sulle opere pubbliche. "Ed è il lavoro che stiamo facendo in queste settimane con le Regioni, gli uffici speciali della ricostruzione, finalizzando il tutto ad individuare nuovi programmi di opere pubbliche, sottoservizi e infrastrutture, e sui luoghi di culto, visto che ce ne sono ancora 1.700 da finanziare. I fondi – ha concluso – però ci sono: 10 miliardi per la ricostruzione privata e più di 4 per la ricostruzione pubblica, 1,7 miliardi dul fondo complementare per lo sviluppo dei territori". Peppe Ercoli